Io sono la Madonna del Rosario
da  

 idm_buonagiornata@yahoogroups.com

"Continuate a recitare il S. Rosario ogni giorno"

 

"Cari figli,
oggi vi invito a cominciare a dire il
Rosario con fede viva, così io potrò aiutarvi. Voi, cari figli, desiderate ricevere grazie, ma non pregate, io non vi posso aiutare dato che voi non desiderate muovervi. Cari figli, vi invito a pregare il Rosario; il Rosario sia per voi un impegno da eseguire con gioia, così comprenderete perché sono da così tanto tempo con voi: desidero insegnarvi a pregare. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! "
Messaggio del 12 giugno 1986

 

Già il solo Rosario può fare miracoli nel mondo e nelle vostre vite. Io vi benedico e rimango con voi finché Dio lo vuole. Grazie perché non tradirete la mia presenza qui e grazie perché la vostra risposta serve al bene e alla pace.

25 gennaio 1991

 

 

 

Si giunge al 13 Ottobre 1917: l’attesa per il grande prodigio promesso dalla "Signora" è spasmodica.
Verso le 11 del mattino incomincia a piovere: la folla (che a quell’ora tocca le 70.000 persone) resta stoicamente sul po­sto, con i piedi nel fango, con gli abiti inzuppati, in attesa del­l’arrivo dei tre pastorelli.

Giunta alla Cova da Iria, mossa da un impulso interiore, Lucia dice alle persone di chiudere gli ombrel­li per recitare il Rosario.
Tutti obbediscono, e si recita il Rosario.
Subito dopo la Signora appare sul leccio.


“Che cosa vuole da me? “


"
Voglio dirti che desidero che si eriga qui una Cappella in mio onore, perché io sono la Madonna del Rosario. Con­tinuate a recitare il Rosario ogni giorno. La guerra finirà presto e i soldati ritorneranno alle loro case."


“Ho molte cose da chiederle: la guarigione di alcune perso­ne ammalate, la conversione dei peccatori e altre cose... "

"Alcune le esaudirò, altre no... è necessario che si emen­dino, che chiedano perdono dei loro peccati".
Quindi con espressione triste dice: “

Non offendete più Dio, Nostro Signore, perché Egli è già troppo offeso!"


Sono queste le ultime parole che la Vergine pronuncia al­la Cova da Iria.

A questo punto la Madonna, aprendo le mani, le fa riflettere sul sole e, mentre sale, il riflesso della Sua persona è proiettato sul sole stesso.
Questa è la ragione per cui Lucia grida forte: “Guardate il so­le!!“.
Quando la Vergine scompare nelle immense distanze del firmamento, oltre al sole i pastorelli vedono San Giuseppe con il Bambi­no Gesù e Nostra Signora vestita di bianco con un manto blu. San Giuseppe con il Bambino Gesù benedicono il mondo. Poco dopo, questa visione scompare e i pastorelli vedono Nostro Signore Gesù Cristo e la Vergine sotto le apparenze di Addolorata e infine ancora la Madonna, questa volta sotto le apparenze di Nostra Signora del Carmelo.

Ma cosa vedono le folle presenti in quell’ora alla Cova da Iria?
Al grido di Lucia: "Guardate il sole!" tutti alzano istintivamente lo sguardo verso il cielo. Ed ecco che le nubi si squarciano, la pioggia cessa e appare il sole: il suo colore è ar­genteo, ed è possibile fissarlo senza restarne abbagliati. Improvvisamente il sole prende a girare vorticosamente su se stesso, emettendo in ogni direzione luci azzurre, rosse, gialle, che colorano in modo fantastico il cielo e la folla attonita. Tre volte si ripete questo spettacolo, finchè tutti hanno la impressione che il sole precipiti su di loro. Dalla moltitudine erompe un grido di terrore! C’è chi invoca: "Dio mio,
miseri­cordia!", chi grida: "Mio Dio io credo in Te!", e chi in ginocchio nel fango, recita l’atto di pentimento.
Il prodigio solare dura circa dieci minuti ed è visto contem­poraneamente da settantanlila persone, da semplici contadini ed uomini colti, da credenti ed increduli, da gente venuta per vede­re il prodigio annunciato dai pastorelli e gente venuta per beffarsi di loro.
Tutti testimonieranno gli stessi fatti avvenuti nello stesso momento. Al termine del fenomeno, nonostante la pioggia precendente ogni persona si ritrova completamenta asciutta.

 


ALLA BEATA VERGINE DI FATIMA

 

Maria, Madre di Gesù e della Chiesa, noi abbiamo bisogno di Te. Deside­riamo la luce che s'irradia dalla tua bontà, il conforto che ci proviene dal tuo Cuore Immacolato, la carità e la pace di cui Tu sei Regina. Ti affidiamo con fiducia le nostre neces­sità perché Tu le soccorra, i nostri dolori perché Tu li lenisca, i nostri mali perché Tu li guarisca, i nostri corpi perché Tu li renda puri, i nostri cuori perché siano colmi d'a­more e di contrizione, e le nostre anime perché con il tuo aiuto si salvino. Ricorda, Madre di bontà, che alle tue pre­ghiere Gesù nulla rifiuta. Concedi sollievo alle anime dei defunti, guarigione agli ammalati, purezza ai gio­vani, fede e concordia alle famiglie, pace all'umanità. Richiama gli erranti sul retto sentiero, donaci molte vocazioni e santi Sacerdoti, proteggi il Papa, i Vescovi e la santa Chiesa di Dio. Maria, ascoltaci e abbi pietà di noi. Volgi a noi i tuoi occhi
misericordiosi. Dopo que­sto esilio mostra a noi Gesù, frutto bene­detto del tuo grembo, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Amen.

 

 

SUPPLICA ALLA MADONNA DI FATIMA
per il 13 Maggio e il 13 Ottobre ore 12


O Vergine Immacolata, in questo giorno solen­nissimo, e in quest'ora memoranda, in cui appa­rendo per l'ultima volta nelle vicinanze di Fati­ma a tre innocenti pastorelli, vi dichiaraste per la Madonna del Rosario e diceste d'essere venuta ap­positamente dal cielo per esortare i cristiani a cambiar vita, a far penitenza dei peccati e a recita­re ogni giorno il S. Rosario, noi animati dalla vo­stra bontà veniamo a rinnovarVi le nostre promes­se, a protestarVi la nostra fedeltà e ad umiliarVi le nostre suppliche. Volgete, o Madre amatissima, su di noi il vostro sguardo materno ed esauditeci.
Ave Maria
 
1 - O Madre nostra, nel vostro Messaggio ci avete prevenuti: «Una propaganda empia diffon­derà nel mondo i suoi errori, suscitando guerre e persecuzione alla Chiesa. Molti buoni saranno martirizzati. Il S. Padre avrà molto da soffrire, va­rie nazioni saranno annientate». Tutto purtroppo si va tristamente verificando. La S. Chiesa, nono­stante le immense effusioni di carità sulle miserie accumulate dalle guerre e dall'odio, viene combat­tuta, oltraggiata, coperta di scherno, impedita nel­la sua divina missione. I fedeli con parole mendaci, ingannati e travolti nell'errore dai senza Dio. O Madre tenerissima, pietà di tanti mali, date forza alla S. Sposa del vostro Divin Figliolo, che prega, combatte e spera. Confortate il S. Padre; sostenete i perseguitati per la giustizia, date coraggio ai tri­bolati, aiutate i Sacerdoti nel loro ministero, susci­tate anime d'Apostoli; rendete fedeli e costanti tut­ti i battezzati; richiamate gli erranti; umiliate i ne­mici della Chiesa; conservate i fervorosi, rianimate i tiepidi, convertite gli infedeli.
Salve Regina
 
2 - O Madre benigna, se l'umanità si è allonta­nata da Dio, se errori colpevoli e perversioni mora­li col disprezzo dei divini diritti e l'empia lotta con­tro il S. Nome, hanno provocato la Divina Giusti­zia, noi non siamo senza colpa. La nostra vita cri­stiana non è ordinata secondo gl'insegnamenti del­la Fede del Vangelo. Troppa vanità, troppa ricerca del piacere, troppa dimenticanza dei nostri eterni destini, troppo attaccamento a ciò che passa, trop­pi peccati, hanno giustamente fatto gravare su di noi il pesante flagello di Dio. Diradate, o Madre, le tenebre del nostro intelletto, corroborate le nostre fiacche volontà, illuminateci, convertiteci e salvate­ci.
E pietà vi prenda anche delle nostre miserie, dei nostri dolori e dei nostri disagi per la vita quotidia­na. O Madre buona, non guardate i nostri demeri­ti, ma la materna vostra bontà e venite in nostro soccorso. Otteneteci il perdono dei nostri peccati e dateci il pane per noi e le nostre famiglie: pane e lavoro, pane e tranquillità per i nostri focolari, pa­ne e pace imploriamo dal vostro Cuore materno.
Salve Regina
 
3 - Si ripercuote nell'anima nostra il gemito del Vostro Cuore Materno: «Bisogna che si emen­dino, che domandino perdono dei peccati, che non offendano più Nostro Signore, che è già tanto offe­so. Sì, è il peccato, causa di tante rovine. È il pec­cato che rende infelici i popoli e le famiglie, che se­mina di spine e di lacrime il sentiero della vita. O Madre buona, noi qui ai vostri piedi ne facciamo una promessa solenne e fervorosa. Ci pentiamo delle nostre colpe e siamo confusi nel terrore dei mali meritati in vita e nell'eternità. E invochiamo la grazia della S. Perseveranza nel buon proposito. Custoditeci nel vostro Cuore Immacolato per non cadere in tentazione. È questo il rimedio di salvez­za che ci avete indicato. «Il Signore per salvare i peccatori, vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato».
Dunque al Vostro Cuore Immacolato Dio ha affidato la salvezza del nostro secolo. E noi in que­sto Cuore Immacolato ci rifugiamo; e vogliamo che tutti i nostri fratelli erranti e tutti gli uomini vi trovino asilo e salvezza. Sì, o Vergine Santa, trion­fate nei nostri cuori e fateci degni di cooperare ai trionfi del vostro Cuore Immacolato nel mondo.
Salve Regina
 
4 - Permetteteci, o Vergine Madre di Dio, che noi rinnoviamo in questo momento la nostra Con­sacrazione e quella delle nostre famiglie. Sebbene tanto deboli noi promettiamo che lavoreremo, con l'aiuto Vostro, affinché tutti si consacrino al vostro Cuore Immacolato, che specialmente... (Trani) no­stra diventi tutta un trionfo con la Comunione ri­paratrice nei primi sabati, con la consacrazione delle famiglie dei cittadini, con il Santuario, che dovrà sempre ricordarci le materne tenerezze della vostra Apparizione a Fatima.
E rinnovate su di noi e su questi nostri deside­ri e voti, quella materna Benedizione che ascen­dendo verso il Cielo, donaste al mondo.
Benedite il S. Padre, la Chiesa, il nostro Arci­vescovo, i sacerdoti tutti, le anime che soffrono. Benedite tutte le nazioni, le città, le famiglie e gli individui che si sono consacrati al Vostro Cuore Immacolato, perché in esso trovino asilo e salvez­za. In modo particolare benedite tutti coloro che hanno cooperato all'erezione del Vostro Santuario in Trani, e tutti i suoi associati sparsi in Italia e nel mondo, benedite poi con materno amore tutti coloro che disinteressatamente lavorano per la dif­fusione del Vostro culto e il trionfo al Vostro Cuo­re Immacolato nel mondo. Amen.
Ave Maria

 

 

 

 

 



NOSTRA SIGNORA DEL ROSARIO

                                                                            IdM-Buona giornata!

 

 

 

La Liturgia nel corso dell'anno ci ha mostrato più volte che Gesù e Maria sono così uniti nel piano divino della Redenzione che si incontrano sempre insieme ed è impossibile separarli sia nel culto pubblico che nella devozione privata. La Chiesa, che proclama Maria Mediatrice di tutte le grazie, la invoca continuamente per ottenere i frutti della Redenzione che con il Figlio ha acquistati. Comincia sempre l'anno liturgico col tempo di Avvento, che è un vero mese di Maria, invita i fedeli a consacrarle il mese di maggio, ha disposto che il mese di ottobre sia il mese del Rosario e le feste di Maria nel Calendario Liturgico sono così numerose che non passa un giorno solo dell'anno, senza che Maria in qualche luogo della terra sia festeggiata sotto un titolo o sotto un altro, dalla Chiesa universale, da una diocesi o da un Ordine religioso.

La festa del Rosario.

La Chiesa riassume nella festa di oggi tutte le solennità dell'anno e, con i misteri di Gesù e della Madre sua, compone come un'immensa ghirlanda per unirci a questi misteri e farceli vivere e una triplice corona, che posa sulla testa di Colei, che il Cristo Re ha incoronata Regina e Signora dell'Universo, nel giorno del suo ingresso in cielo.

 

Misteri di gioia che ci riparlano dell'Annunciazione, della Visitazione, della Natività, della Purificazione di Maria, di Gesù ritrovato nel tempio; Misteri di dolore, dell'agonia, della flagellazione, della coronazione di spine, della croce sulle spalle piagate e della crocifissione; Misteri di gloria, cioè della Risurrezione, dell'Ascensione del Salvatore, della Pentecoste, dell'Assunzione e dell'incoronazione della Madre di Dio. Ecco il Rosario di Maria.

 

Storia della festa.

 

La festa odierna fu istituita da san Pio V, in ricordo della vittoria riportata a Lepanto sui Turchi.
Dopo che il 31 maggio 1453 Maometto II aveva conquistato la città di Costantinopoli e con essa il millenario Impero cristiano d'Oriente, i turchi ottomani ritenevano imminente il giorno del loro dominio universale.

La flotta Cristiana era scarsa e costituita essenzialmente da cristiani volontari, complessivamente circa 30.000 uomini, a differenza di quella turca assai più numerosa e preparata.
Intanto nel mondo intero le confraternite del Rosario pregavano con fiducia per sostenere la flotta cristiana.
I soldati cristiani implorarono il soccorso del cielo in ginocchio e poi, sebbene di gran lunga inferiori per numero, cominciarono la lotta, con le navi disposte a forma di croce, contro quelle turche schierate a mezza luna. Dopo 4 ore di battaglia spaventosa, l'sercito cristiano ebbe la meglio. L'Europa era salva.

Nell'istante stesso in cui accadevano gli avvenimenti, San Pio V aveva la visione della vittoria, si inginocchiava per ringraziare il cielo e ordinava per il 7 ottobre di ogni anno una festa in onore della Vergine delle Vittorie, titolo cambiato poi da Gregorio XIII in quello di Madonna del Rosario. Anche il Senato Veneziano volle attribuire alla Santissima Vergine il merito principale della vittoria e sul quadro fatto dipingere nella sala delle sue adunanze fece scrivere queste parole: Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii, victores nos fecit (non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori!).

 

 




 

Recitare con frutto il S. Rosario N.1

IdM-Buona giornata!

 

Cari amici,

desideriamo iniziare il mese di ottobre con le riflessioni sul S. Rosario.

Il S. Rosario, come ben sapete, è la preghiera prediletta della nostra Madre Celeste che da secoli ci invita a recitarlo con fede e devozione. La ricordiamo nelle Sue numerose apparizioni con la corona del Rosario, come voler ricordarci che la recita del Rosario equivale a un dialogo aperto con Lei, che ascolta e offre le nostre preghiere al Signore intercedendo per noi.

Il Rosario ha anche un profondo valore spirituale che, nella meditazione dei misteri durante la recita delle Ave Maria, dona una ricchezza interiore, aprendo gli occhi della fede alla conoscenza evangelica.

 

Il Rosario, questa preghiera semplice ma potente, è una fonte di grazie!

Recitato con giusta attenzione, arricchisce la fede dell'orante a imitazione del Signore Gesù e di Maria, nostra Madre Celeste.

 

 

 

 

 

 

 

Per recitare bene il Rosario bisogna recitarlo digne, attente, devote.

Digne (degnamente) vuol dire dire in stato di grazia o almeno non con l'intenzione di rimanere nel peccato. «La prima e migliore disposizione per rendere efficaci le nostre preghiere è di essere in stato di grazia, o non essendovi, almeno desiderare di rimettersi in tale stato» (Catechismo maggiore di S. Pio X).

«L'orazione vocale è quella che si fa con le parole accompagnate dall'attenzione della mente e dalla devozione del cuore» (Catechismo maggiore di S. Pio X). Attente (con attenzione) vuol dire prestando attenzione alla preghiera che si sta facendo. Si può leggere un brano biblico, meditare brevemente il mistero, poi dire bene il Padre nostro pensando a ciò che si sta dicendo, dire bene le dieci Ave Maria (Salutazione angelica) salutando la Madonna nel mistero che si contempla e dire bene il Gloria.

Devote (con devozione) vuol dire con devozione interna ed esterna. «Il Rosario si deve recitare con grande devozione perché si parla con la SS. Vergine» (S. Paolo della Croce). In particolare bisogna recitarlo senza fretta, dicendo bene le preghiere. «Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster bisogna recitarlo senza fretta, con attenzione e accompagnarlo col cuore» (Catechismo maggiore di S. Pio X). Poi bisogna recitarlo senza interruzioni, «dobbiamo durante la preghiera pensare che siamo alla presenza di Dio il quale ci vede e ci ascolta» (Ibidem) e con compostezza del corpo.

 

 

"Nessuna preghiera è più meritoria per l'anima e più gloriosa per Gesù e Maria del Rosario ben recitato", così dice S. Luigi Grignion de Montfort. Il Rosario, se è ben recitato e conosciuto nella sua efficacia, è la preghiera più gradita al Signore e alla propria anima. Vi offriamo, come motivo di riflessione, le promesse che la nostra Madre Celeste ha concesso a tutti coloro che recitano questa meravigliosa preghiera.

Queste promesse sono legate alla devozione verso il S. Rosario, recitato con fede e amore, e non va confuso come un motivo di "compromessi", come per dire "Io lo recito ma mi devi dare qualcosa in cambio". Noi preghiamo non per fare la nostra volontà ma perché scenda la gloria di Dio in mezzo a noi!

 

Coscienti di questa grazia andiamo a scoprire quanti doni ci riserva la nostra amata Madre Celeste attraverso la recita del S. Rosario.

 

 

LE QUINDICI PROMESSE DELLA MADONNA
(Dal libro: De Rosario B. M. Virginis)

 

1. Coloro che mi serviranno con costanza recitando il Rosario riceveranno qualche grazia speciale.

2. A tutti quelli che reciteranno con devozione il mio Rosario prometto la mia protezione speciale e grandi grazie.

3. Il Rosario sarà un'arma potentissima contro l'inferno, eliminerà i vizi, libererà dal peccato, distruggerà le eresie.

4. Farà rifiorire le virtù e le opere sante, otterrà alle anime abbondantissime misericordie da Dio; trarrà i cuori degli uomini dal vano amore del mondo all'amore di Dio e li eleverà al desiderio delle cose eterne. Oh! quante anime si santificheranno con questo mezzo!

5. L'anima che si affida a me col Rosario non perirà.

6. Chiunque reciterà il Rosario con devozione con la meditazione dei misteri non sarà oppresso da disgrazie, non sperimenterà l'ira di Dio, non morirà di morte improvvisa, ma si convertirà se peccatore; se invece giusto, persevererà in grazia e sarà giudicato degno della vita eterna.

7. I veri devoti del mio Rosario non moriranno senza i Sacramenti.

8. Voglio che coloro che recitano il mio Rosario abbiano in vita e in morte la luce e la pienezza delle grazie; partecipino in vita e in morte dei meriti dei beati.

9. Libero ogni giorno dal purgatorio le anime devote del mio Rosario.

10. I veri figli del mio Rosario godranno di una grande gloria in cielo.

11. Qualunque cosa chiederai col Rosario la otterrai.

12. Soccorrerò in ogni loro necessità coloro che diffonderanno il mio Rosario.

13. Ho ottenuto da mio Figlio che gli iscritti alla Confraternita del Rosario possano avere per confratelli in vita e in morte tutti i santi del cielo.

14. Coloro che recitano il mio Rosario sono miei figli e fratelli di Gesù Cristo, mio unigenito.

15. La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.

 

 

 


 

Recitare con frutto il S. Rosario n. 2

IdM-Buona giornata!

 

 

Cari amici,
iniziamo ad approfondire la conoscenza sul S. Rosario. Avremo come nostra guida S. Luigi Maria Grignion de Montfort, Giovanni Paolo II, S. Domenico e altri devoti al S. Rosario che ci faranno conoscere, attraverso i loro scritti, la bellezza di questa preghiera prediletta della nostra Mamma Celeste. Apriamo i nostri cuori e mettiamoci all'ascolto in modo da poter imparare a recitare il S. Rosario con frutto. La Mamma Celeste ci offra il dono dell'amore verso questa preghiera!

 

 

 

 



-Il S. Rosario è una preghiera per tutti!-


Il S. Rosario è una preghiera che può essere recitata da tutti con grande efficacia, anzi deve essere recitata da tutti i fedeli, dai bambini ai sacerdoti. Sappiamo che anche il Papa recita il Rosario quotidiano e raccomanda la sua recita a tutti! Così anche S. Luigi Grignion de Monfort, nel "Segreto meraviglioso del santo Rosaio", incoraggia tutti a recitarlo e a divulgarlo come la preghiera più potente e fruttuosa:


Ai sacerdoti - "Felice il sacerdote e il direttore d'anime, cui lo Spirito Santo ha rivelato questo segreto che la maggior parte degli uomini non conosce o conosce molto superficialmente! Se egli ne avrà una concreta conoscenza lo reciterà ogni giorno e lo farà recitare agli altri. Dio e la sua santa Madre gli verseranno nell'anima grazie in abbondanza per far di lui uno strumento della loro gloria. Con la sua parola, sia pure disadorna, otterrà più frutto in un mese che gli altri predicando in parecchi anni."


Ai peccatori - "Le nostre, invece, sono i Padre nostro e le Ave Maria, recitati bene e accompagnati da buone opere di penitenza, e non appassiranno né periranno mai. Tra centomila anni la loro bellezza splenderà come oggi. (...) Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante l'enormità delle vostre colpe, credetemi: «riceverete la corona di gloria che non appassisce» (1 Pt 5,4). Anche se vi trovate sull'orlo dell'abisso o con un piede nell'inferno, se avete perfino venduto l'anima al diavolo come uno stregone o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi convertirete e vi salverete. Purché — lo ripeto e notate bene i termini del mio consiglio — diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri peccati.


Ai devoti - "Non disprezzate, dunque, la mia pianticella rigogliosa e divina. Piantatela voi stessi nella vostra anima prendendo la risoluzione di recitare il Rosario. Coltivatela ed innaffiatela recitandolo fedelmente ogni giorno, accompagnandolo con opere buone. Vi accorgerete che questo seme, ora all'apparenza tanto piccolo, diventerà col tempo un grande albero, dove gli uccelli del cielo, cioè le anime predestinate e di alta contemplazione, faranno il loro nido e la loro dimora. Sotto la sua ombra saranno protette dagli ardori del sole, sulle sue cime troveranno difesa dalle bestie feroci della terra e scopriranno un delicato nutrimento nel suo frutto, l'adorabile Gesù, al quale sia ogni onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Così sia."

Ai bambini - "Consigliarvi di recitare un Rosario tutti i giorni sarebbe domandarvi troppo. Dite almeno ogni giorno con molta attenzione la corona di cinque decine che è una piccola ghirlanda di rose che ponete in capo a Gesù e a Maria. Datemi retta. Ed ora ascoltate questa bella storia e non dimenticatela.
«Due sorelline stavano sull'uscio di casa a recitare devotamente il Rosario, quando apparve una bella Signora che avvicinatasi alla più piccola, di circa sette anni, la prese per mano e la condusse con sé. La sorella maggiore, meravigliata, ne va alla ricerca, non la trova e rientra piangente in casa per avvertire che hanno rapito la sorella. Il papà e la mamma la cercano inutilmente per tre giorni, finché alla sera del terzo giorno la trovano sulla soglia di casa. Era lieta in volto e festosa. Le chiedono da dove venga ed ella risponde che la Signora, alla quale diceva il suo Rosario, l'aveva condotta in un bel luogo, le aveva dato cose buone da mangiare e le aveva deposto sulle braccia un grazioso bambino, al quale lei aveva dato tanti baci. I genitori, da poco convertiti alla fede, chiamano il padre gesuita che li aveva istruiti nella fede e nella devozione al Rosario e gli raccontano l'accaduto. Da lui stesso abbiamo appreso questo fatto avvenuto nel Paraguay».
Bambini, imitate le due sorelline. Come loro recitate ogni giorno il Rosario e meriterete di andare in paradiso, di vedere Gesù e Maria, se non proprio in questa vita, certo dopo la morte per tutta l'eternità. Così sia."
 
Per S. Luigi recitare il Rosario significa recitarlo interamente(4 misteri). La nostra più grandi difficoltà sta proprio nel recitarlo interamente ma la Mamma Celeste, come sappiamo, ci raccomanda la recita quotidiana dell'intero Rosario. Allora mettiamoci nelle Sue mani con la nostra buona volontà. Troviamo il tempo di recitarlo interamente programmando la nostra giornata!

 

 

 

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

«Ucraina: la salvezza nel rosario»

Nell'Unione Sovietica, dove ogni manifestazione di re­ligiosità veniva perseguita, era impossibile trovare testi re­ligiosi e soprattutto le Sacre Scritture. Era proibito istruire i bambini e i giovani, riunirsi per celebrare le Sante Messe, per intonare canti religiosi. Perciò il Rosario era l'unico mo­do per i cattolici di placare la propria sete spirituale. All'e­poca in cui ogni forma di culto era vietata, il rito ritenuto dalle autorità più "inoffensivo" era il funerale ed era dun­que durante i funerali che i fedeli recitavano il Rosario.Gli anziani insegnavano ai propri figli questa preghiera benedetta, appresa a memoria. Il Rosario era diventato per i fedeli "tutto". Vi erano pochissimi sacerdoti e per questo il potere perseguitava con accanimento qualsiasi forma di attività dei fedeli che incoraggiasse una coscienza cattolica. Un segno caratteristico, che il potere considerava il perico­lo più grande, era il cosiddetto "Rosario Vivo".

Lo Stato, che di fatto sterminò la Gerarchia ecclesiasti­ca, continuava a lottare contro i credenti. Tuttavia la fe­deltà alla Chiesa e la preghiera ispiravano le persone e le incoraggiavano a compiere gesti eroici. Ecco qualche esempio preso da un passato recente.

Genowefa Pszonak, della parrocchia di Mostyska, negli anni '50, per aver insegnato ai bambini la catechesi e le pre­ghiere, fu condannata a due anni di lavori forzati. Oggi la sua tenacia e la sua fedeltà a Cristo sono un esempio per tutti. Nella parrocchia di Chargorod, nel 1961, le autorità decisero di chiudere una chiesa. I fedeli, per tre giorni e per tre notti, restarono in piedi attorno alla chiesa per non con­segnarne la chiave. Nel frattempo recitavano il Rosario. Al­la fine la chiesa fu circondata dalla milizia. Un uomo an­ziano, con i capelli bianchi, veterano di guerra, Petro Yay­netskyj, uscì dalla folla. Aveva in mano il Rosario. Si rivol­se al capo: «Figlio mio, ho passato tutta la guerra e sono so­pravvissuto. Ebbene, se vuoi, spara!». La milizia si ritirò.

Fatti simili sono numerosi, i testimoni se li ricordano. Tuttavia vi sono tanti altri atti di eroismo dei cattolici del­l'Ucraina ancora sconosciuti.

Scrivendo queste righe, all'improvviso mi sono reso conto di una verità: non posso immaginare mia madre sen­za il Rosario tra le mani, non posso immaginarmi i fedeli di quell'epoca tanto difficile del XX secolo senza Rosario, quei fedeli che percorrevano centinaia di chilometri per es­sere presenti, almeno per un'ora, alla Santa liturgia.

Non posso immaginarli senza Rosario. Per meglio di­re, non posso immaginarmi la rinascita della nostra Chie­sa in Ucraina senza Rosario.
Noi, figli del XX secolo, secolo di slancio del genio uma­no, secolo dei crimini più brutali, secolo di luminose sco­perte, secolo dell'onnipotenza della menzogna, secolo del­lo sviluppo degli ideali della democrazia e secolo della vio­lenza dei regimi totalitari, noi siamo divenuti partecipi dei sorprendenti cambiamenti che avvengono nel nostro Paese.

Il Signore, nel suo amore straordinario, ci ha dato la possibilità di vedere la rina­scita miracolosa della Chiesa. Noi ab­biamo salutato in Ucraina il Santo Padre Giovanni Paolo II nel giugno 2001!

Ci inchiniamo profondamente, colmi del più grande rispetto, dinanzi ai nostri padri, ai nostri predecessori che, come Abramo, credevano contro ogni speranza e come Abramo sono divenuti padri di molti popoli. Ci inchiniamo profonda­mente, dinanzi alla loro fede eroica in Dio nostro Signore e nella Santa Chiesa e ca­piamo che una delle più solide pietre an­golari nelle fondamenta della loro fede è stata una semplice e modesta preghiera a Dio Onnipotente, una preghiera alla San­tissima Vergine: il Rosario.

Markijan Trofimiak, Vescovo di Lutsk (L'Osservatore Romano, 26-04-2003)

  

Recitare con frutto il S. Rosario n. 3

IdM-Buona giornata!

 

 

-Conoscere il S. Rosario (prima parte)-

Che cosa è il Rosario? Giovanni Paolo II ci dice che è un compendio del Vangelo: "Esso ci fa continuamente ritornare sulle principali scene della vita di Cristo, quasi per farci “respirare” il suo mistero. Il Rosario è via privilegiata di contemplazione. E’, per così dire, la via di Maria. Chi più di Lei conosce Cristo e lo ama?".

Nella Lettera apostolica "Rosarium Virginis Mariae" ha anche spiegato perché il Rosario è una preghiera orientata per sua natura alla pace. "Lo è non solo in quanto ce la fa invocare, forti dell’intercessione di Maria, ma anche perché ci fa assimilare, con il mistero di Gesù, anche il suo progetto di pace. (...) Al tempo stesso, con il ritmo tranquillo della ripetizione dell’Ave Maria, il Rosario pacifica il nostro animo e lo apre alla grazia che salva. Il Beato Bartolo Longo ebbe un’intuizione profetica, quando, al tempio dedicato alla Vergine del Rosario, volle aggiungere questa facciata come monumento alla pace. La causa della pace entrava così nella proposta stessa del Rosario. E’ un’intuizione di cui possiamo cogliere l’attualità, all’inizio di questo Millennio, già sferzato da venti di guerra e rigato di sangue in tante regioni del mondo".

E' molto importante sapere che il Rosario contiene due elementi: l'orazione mentale e l'orazione vocale.

Quella mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della missione, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre.

Quella vocale consiste nel dire venti decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Padre nostro, meditando e contemplando le venti principali virtù praticate da Gesù e da Maria nei venti misteri del santo Rosario.

Per recitare il Rosario con frutto è importante praticare queste due orazioni perché purtroppo molto spesso ci riduciamo solo nella parte vocale...

 

Il Rosario della Vergine si compone di quattro corone, ognuna composta di cinque decine, e ci suggerisce S. Luigi, allo scopo:

1) di onorare le tre Persone della SS. Trinità;

2) di onorare la vita, la missione, la morte e la gloria di Gesù Cristo;

3) di imitare la Chiesa trionfante, di aiutare la Chiesa militante, di dare sollievo alla Chiesa purgante;

4) di modellarsi sulle tre parti del Salterio, di cui la prima riguarda la vita purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita unitiva;

5) di colmarci di grazie in questa vita, di pace alla morte e di gloria nell'eternità.

 

E come nasce il nome "Rosario"? Ce lo spiega S. Luigi riportando anche una bella testimonianza:

"Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è voce di Dio, la chiamò Rosario, cioè corona di rose. E ciò per significare che ogni volta che si recita devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153(ora 203 con l'aggiunta dei misteri della Luce) rose bianche e di 16(21) rose rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.

La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore, le si fa dono di altrettante gradite rose; e di tante corone di rose quanti sono i Rosari recitati.

Le cronache di S. Francesco raccontano che un giovane religioso aveva la lodevole abitudine di recitare ogni giorno prima del pasto la corona della Vergine santa. Un giorno, non si sa per qual motivo, la omise. Quando suonò l'ora del pranzo, egli pregò il superiore di permettergli di recitarla prima di sedersi a tavola e col suo permesso si ritirò in cella. Tardando molto a ripresentarsi, il superiore mandò un religioso a chiamarlo. Il confratello lo trovò risplendente di luce celeste; la Vergine e due angeli erano accanto a lui. Ad ogni Ave Maria usciva dalla sua bocca una bella rosa: gli angeli raccoglievano le rose, una dopo l'altra e le ponevano sul capo della Vergine che se ne dimostrava visibilmente soddisfatta. Altri due religiosi, mandati a vedere quale fosse la causa di tanto ritardo, poterono anch'essi ammirare il sorprendente spettacolo, poiché la Vergine disparve solo quando la recita dell'intera corona ebbe termine».

Il Rosario è dunque una grande corona di rose; una parte del Rosario è come una piccola ghirlanda di fiori o piccola corona di rose celesti che si mette in capo a Gesù e a Maria. Come la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima fra le devozioni."

Ecco il Rosario che, recitato con devozione e amore, diventa una meravigliosa corona di rose da donare al Signore Gesù e alla nostra Mamma Celeste. Ecco perché Lei ci chiede di recitarlo quotidianamente! Perché desidera da noi il nostro atto di amore, il nostro atto di fede e di abbandono al Signore, tutto racchiuso in questa corona di rose profumate. La recita del Rosario è l'espressione d'amore tra Cielo e terra.

 

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

Mentre san Domenico predicava questa devozione in Carcassonne, un eretico metteva in ridicolo i miracoli e i quindici misteri del Rosario: ciò impediva la conversione degli eretici. In punizione Dio permise a quindicimila demoni di possederlo. I suoi genitori allora lo condussero al beato Padre affinché lo liberasse dagli spiriti maligni. Egli si mise in preghiera ed esortò la folla a recitare con lui ad alta voce il Rosario. Ed ecco che ad ogni Ave Maria la Vergine scacciava dal corpo dell'eretico cento demoni sotto forma di carboni ardenti. Completamente liberato, quell'infelice abiurò i suoi errori, si convertì e volle iscriversi nella Confraternita del Rosario, seguito da molti correligionari, scossi da questo castigo e dalla forza del Rosario. (Rosier mystique, 9ª decina, c. 10)




 

Recitare con frutto il S. Rosario n. 4

IdM-Buona giornata!

 

 

-Conoscere il S. Rosario (seconda parte)-

Entriamo nel dettaglio per conoscere meglio il S. Rosario accompagnati dalle parole di Giovanni Paolo II riportate nella Lettera Apostolica "ROSARIUM VIRGINIS MARIAE".

Il Rosario, ci spiega il Papa introducendoci alla sua recita, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico, cioè che troviamo Cristo al centro della nostra preghiera e ci immergiamo nei Suoi misteri: "Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell'intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l'opera dell'Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all'esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore".

Il S. Rosario, che apparentemente è una preghiera semplice, recitato con devozione e amore ci dona le grazie impensabili! Anche il nostro amato Papa Woytila ci racconta la sua testimonianza con una precisa indicazione: "Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti della gioia e in quelli della prova. Ad esso ho consegnato tante preoccupazioni, in esso ho trovato sempre conforto. Ventiquattro anni fa, il 29 ottobre 1978, ad appena due settimane dall'elezione alla Sede di Pietro, quasi aprendo il mio animo così mi esprimevo: « Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. [...] Si può dire che il Rosario è, in un certo modo, un commento-preghiera dell'ultimo capitolo della Costituzione Lumen gentium del Vaticano II, capitolo che tratta della mirabile presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Difatti, sullo sfondo delle parole Ave Maria passano davanti agli occhi dell'anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo. Essi si compongono nell'insieme dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, e ci mettono in comunione viva con Gesù attraverso – potremmo dire – il Cuore della sua Madre".

Riguardo al S. Rosario, Paolo VI precisò che questa preghiera non solo non si oppone alla Liturgia, ma le fa da supporto, giacché ben la introduce e la riecheggia, consentendo di viverla con pienezza di partecipazione interiore, raccogliendone frutti nella vita quotidiana.
Giovanni XXIII, anche lui uno dei grandi devoti al S. Rosario, afferma: "Il Rosario, come esercizio di cristiana devozione tra i fedeli di rito latino, che sono notevole porzione della famiglia cattolica, prende posto, per gli ecclesiastici dopo la S.Messa ed il Breviario, e per i laici dopo la partecipazione ai Sacramenti. Esso forma devota comunione con Dio, e sempre di alta elevazione spirituale".
Giovanni Paolo II approfondisce il valore del S. Rosario anche dal punto di vista ecumenico: "Forse c'è anche chi teme che essa possa risultare poco ecumenica, per il suo carattere spiccatamente mariano. In realtà, essa si pone nel più limpido orizzonte di un culto alla Madre di Dio, quale il Concilio l'ha delineato: un culto orientato al centro cristologico della fede cristiana, in modo che « quando è onorata la Madre, il Figlio [...] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato ». Se riscoperto in modo adeguato, il Rosario è un aiuto, non certo un ostacolo all'ecumenismo!".

Entriamo più nel profondo della Lettera Apostolica.
Il S. Rosario è presentato a tutti come la preghiera per la pace e per la famiglia:

"A dare maggiore attualità al rilancio del Rosario si aggiungono alcune circostanze storiche. Prima fra esse, l'urgenza di invocare da Dio il dono della pace. Il Rosario è stato più volte proposto dai miei Predecessori e da me stesso come preghiera per la pace. All'inizio di un Millennio, che è cominciato con le raccapriccianti scene dell'attentato dell'11 settembre 2001 e che registra ogni giorno in tante parti del mondo nuove situazioni di sangue e di violenza, riscoprire il Rosario significa immergersi nella contemplazione del mistero di Colui che « è la nostra pace » avendo fatto « dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia » (Ef 2, 14). Non si può quindi recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace, con una particolare attenzione alla terra di Gesù, ancora così provata, e tanto cara al cuore cristiano.

Analoga urgenza di impegno e di preghiera emerge su un altro versante critico del nostro tempo, quello della famiglia, cellula della società, sempre più insidiata da forze disgregatrici a livello ideologico e pratico, che fanno temere per il futuro di questa fondamentale e irrinunciabile istituzione e, con essa, per le sorti dell'intera società. Il rilancio del Rosario nelle famiglie cristiane, nel quadro di una più larga pastorale della famiglia, si propone come aiuto efficace per arginare gli effetti devastanti di questa crisi epocale.

Numerosi segni dimostrano quanto la Vergine Santa voglia anche oggi esercitare, proprio attraverso questa preghiera, la premura materna alla quale il Redentore moribondo affidò, nella persona del discepolo prediletto, tutti i figli della Chiesa: « Donna, ecco il tuo figlio! » (Gv 19, 26). Sono note le svariate circostanze, tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, nelle quali la Madre di Cristo ha fatto in qualche modo sentire la sua presenza e la sua voce per esortare il Popolo di Dio a questa forma di orazione contemplativa. Desidero in particolare ricordare, per l'incisiva influenza che conservano nella vita dei cristiani e per l'autorevole riconoscimento avuto dalla Chiesa, le apparizioni di Lourdes e di Fatima, i cui rispettivi santuari sono meta di numerosi pellegrini, in cerca di sollievo e di speranza".

 

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

Guardati bene dall'imitare l'ostinazione di quella devota di Roma di cui parlano Le Meraviglie del Rosario. Era costei tanto devota e fervorosa da confondere con la sua santa vita i religiosi più austeri della Chiesa di Dio. Un giorno volle consultare san Domenico ed essendosi perciò confessata da lui, questi le impose come penitenza la recita di un solo Rosario e la consigliò anche di recitarlo ogni giorno. Immediatamente lei prese a scusarsi: aveva i suoi esercizi, tutti ben regolati, acquistava ogni giorno l'indulgenza delle Stazioni di Roma, portava sempre il cilicio, si dava la disciplina più volte alla settimana, faceva tanti digiuni ed altre penitenze. San Domenico la esortò con insistenza a seguire il suo consiglio, ma lei non ne volle sapere. Uscì dal confessionale quasi scandalizzata dal modo di procedere di quel nuovo direttore che la voleva persuadere ad accettare una devozione contraria al suo gusto.

Qualche tempo dopo, stando in preghiera e rapita in estasi, ella vede la sua anima obbligata a comparire davanti al Giudice supremo. San Michele mette su un piatto della bilancia tutte le sue penitenze e preghiere e sull'altro i suoi peccati e le sue imperfezioni. Poi alza la bilancia ed ecco: il piatto delle buone opere sale, sale, e non può fare da contrappeso al piatto dei peccati e delle imperfezioni. Angosciata, ella implora misericordia e si rivolge alla Vergine santa, sua avvocata, la quale lascia cadere sul piatto delle buone opere l'unico Rosario che aveva recitato per penitenza. Questo è tanto pesante da stabilire l'equilibrio tra i peccati e le buone opere. In pari tempo la Vergine la rimprovera per essersi rifiutata di seguire il consiglio del suo servo Domenico di recitare ogni giorno il santo Rosario. Ritornata in sé la pia donna andò a gettarsi ai piedi di san Domenico e, raccontato quanto le era accaduto, gli chiese perdono per l'incredulità e promise di recitare il Rosario tutti i giorni. Giunse così alla perfezione cristiana ed alla gloria eterna.

O anime contemplative, imparate da questo fatto quanto sia efficace, preziosa e importante la pratica del santo Rosario con la meditazione dei misteri.

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

 

 

Recitare con frutto il S. Rosario n. 5

IdM-Buona giornata!

 

 

-Conoscere il S. Rosario (terza parte)-

Oggi proseguiamo la scoperta del S. Rosario con Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. Loro ci spiegheranno che la recita del S. Rosario non deve essere solo una ripetizione di preghiere di Pater-Ave-Gloria, ma integrata con la contemplazione dei misteri cristologici rendendo questa preghiera assolutamente unica: 

I ricordi di Maria
Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola: « Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore » (Lc 2, 19; cfr 2, 51). I ricordi di Gesù, impressi nel suo animo, l'hanno accompagnata in ogni circostanza, portandola a ripercorrere col pensiero i vari momenti della sua vita accanto al Figlio. Sono stati quei ricordi a costituire, in certo senso, il 'rosario' che Ella stessa ha costantemente recitato nei giorni della sua vita terrena.
Ed anche ora, tra i canti di gioia della Gerusalemme celeste, i motivi del suo grazie e della sua lode permangono immutati. Sono essi ad ispirare la sua materna premura verso la Chiesa pellegrinante, nella quale Ella continua a sviluppare la trama del suo 'racconto' di evangelizzatrice. Maria ripropone continuamente ai credenti i 'misteri' del suo Figlio, col desiderio che siano contemplati, affinché possano sprigionare tutta la loro forza salvifica. Quando recita il Rosario, la comunità cristiana si sintonizza col ricordo e con lo sguardo di Maria.

Rosario, preghiera contemplativa
Il Rosario, proprio a partire dall'esperienza di Maria, è una preghiera spiccatamente contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato.
Nel percorso spirituale del Rosario, basato sulla contemplazione incessante – in compagnia di Maria – del volto di Cristo, questo ideale esigente di conformazione a Lui viene perseguito attraverso la via di una frequentazione che potremmo dire 'amicale'. Essa ci immette in modo naturale nella vita di Cristo e ci fa come 'respirare' i suoi sentimenti. Dice in proposito il beato Bartolo Longo: « Come due amici, praticando frequentemente insieme, sogliono conformarsi anche nei costumi, così noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine, nel meditare i Misteri del Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, possiamo divenire, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, simili ad essi, ed apprendere da questi sommi esemplari il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto ».

Rosario, via di assimilazione del mistero
La meditazione dei misteri di Cristo è proposta nel Rosario con un metodo caratteristico, atto per sua natura a favorire la loro assimilazione. È il metodo basato sulla ripetizione. Ciò vale innanzitutto per l'Ave Maria, ripetuta per ben dieci volte ad ogni mistero. Se si guarda superficialmente a questa ripetizione, si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosario una pratica arida e noiosa. Ben altra considerazione, invece, si può giungere ad avere della Corona, se la si considera come espressione di quell'amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che, pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le pervade.
Una cosa è chiara: se la ripetizione dell'Ave Maria si rivolge direttamente a Maria, con Lei e attraverso di Lei è in definitiva a Gesù che va l'atto di amore. La ripetizione si alimenta del desiderio di una conformazione sempre più piena a Cristo, vero 'programma' della vita cristiana. San Paolo ha enunciato questo programma con parole infuocate: « Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno » (Fil 1, 21). E ancora: « Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me » (Gal 2, 20). Il Rosario ci aiuta a crescere in questa conformazione fino al traguardo della santità.

A questo punto aggiungiamo i pensieri di Giovanni XXIII, riportate nella Lettera Apostolica "IL RELIGIOSO CONVEGNO", continuando e approfondendo i pensieri di Giovanni Paolo II: "É vero che, presso alcune anime meno educate a sollevarsi oltre l'omaggio labiale, esso può venir recitato come monotona successione delle tre preghiere: il Pater Noster, l'Ave Maria e il Gloria, disposte nell'ordine tradizionale di quindici decine. Questo, senza dubbio, è già qualche cosa. Ma — dobbiamo pur ripeterlo — è solo avviamento o risonanza esteriore di confidente preghiera, piuttosto che vibrante elevazione dello spirito a colloquio col Signore, ricercato nella sublimità e tenerezza dei suoi misteri di amore misericordioso per la umanità tutta intera.
La vera sostanza del Rosario ben meditato è costituita da un triplice elemento che dà alla espressione vocale unità e coesione, discoprendo in vivace successione gli episodi che associano la vita di Gesù e di Maria, in riferimento alle varie condizioni delle anime oranti e alle aspirazioni della Chiesa universale.
Per ogni decina di Ave Maria ecco un quadro, e per ogni quadro un triplice accento, che è al tempo stesso: contemplazione mistica, riflessione intima, e intenzione pia.

 

Contemplazione mistica
Anzitutto, contemplazione pura, luminosa, rapida di ogni mistero, cioè di quelle verità della fede che ci parlano della missione redentrice di Gesù. Contemplando ci si trova. in una comunicazione intima di pensiero e di sentimento con la dottrina e con la vita di Gesù, figlio di Dio e figlio di Maria, vissuto sulla terra a redimere, a istruire, a santificare: — nel silenzio della vita nascosta, fatta di preghiera e di lavoro, — nei dolori della sua beata Passione, — nel trionfo della Resurrezione: come nella gloria dei cieli, ove siede alla destra del Padre, sempre in atto di assistere e di vivificare di Spirito Santo la Chiesa da Lui fondata, e progrediente nel suo cammino attraverso i secoli.

 

Riflessione intima
Il secondo elemento e la riflessione che dalla pienezza dei misteri di Cristo si diffonde in viva luce sopra lo spirito dell'orante. Ciascuno avverte nei singoli misteri l'opportuno e buon insegnamento per sé in ordine alla propria santificazione e alle condizioni in cui vive e sotto la continua illuminazione dello Spirito Santo, che dal profondo dell'anima in grazia « sollecita per noi con gemiti inenarrabili »,  ognuno raffronta la sua vita col calore di insegnamento, che sgorga da quei medesimi misteri, e ne trova inesauribili applicazioni per le proprie necessita spirituali, come per quelle del vivere suo quotidiano.

 

Intenzione pia
In ultimo è intenzione: cioè inclinazione di persone, o istituzioni, o necessità di ordine personale e sociale , che per un cattolico veramente attivo e pio rientrano nell'esercizio della carità verso i fratelli, carità che si diffonde nei cuori ad espressione vivente della comune appartenenza al corpo mistico di Cristo.

In tal modo il Rosario diventa supplica universale delle anime singole e dell'immensa comunità dei redenti, che da tutti i punti della terra si incontrano in una unica preghiera : sia nella invocazione personale, a implorazione di grazie per i bisogni individuali di ciascuno; come nel partecipare al coro immenso e unanime di tutta la Chiesa per i grandi interessi dell'intera umanità. La Chiesa, quale il Redentore Divino la volle, vive tra le asprezze, le avversità e le tempeste di un disordine sociale che sovente si volge in minaccia paurosa; ma i suoi sguardi sono fissi e le energie della natura e della grazia sempre protese verso il supremo destino delle eterne finalità.

 

Nel prossimo numero continueremo ad ascoltare i consigli di Giovanni Paolo II, il Papa devotissimo al S. Rosario. Pregando come ci suggerisce lui è come pregare con lui!

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

Secondo san Dionigi, nulla di più divino, di più nobile, di più gradito a Dio quanto il cooperare alla salvezza delle anime e rovesciare i perfidi piani del demonio che tutto mette in opera per perderle. Questo fu il motivo per cui il Figlio di Dio scese sulla terra; egli, fondando la Chiesa, aveva distrutto il dominio di Satana. Purtroppo questo tiranno aveva ripreso forza esercitando crudele violenza sulle anime, nel secolo XI quando sorse l'eresia degli Albigesi, con tutti gli odi, le contese, i vizi più abominevoli che gli riuscì di far regnare nel mondo.

Quale il rimedio a questi grandi disordini? Come abbattere la forza di Satana? La Madonna, protettrice della Chiesa, per calmare la collera del Figlio, per estirpare l'eresia e riformare i costumi dei cristiani, offre come il mezzo più efficace la Confraternita del Rosario. E i fatti lo provarono: la carità si ravvivò, la frequenza ai sacramenti ritornò come nei primi secoli d'oro della Chiesa ed i costumi dei cristiani si riformarono.

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

 

 



 

Recitare con frutto il S. Rosario n. 6

IdM-Buona giornata!

 

 

-Conoscere il S. Rosario (quarta parte)-

Oggi concludiamo la parte sulla "conoscenza" del S. Rosaio. Giovanni Paolo II ci dà così una breve spiegazione sui misteri e le preghiere che compongono questa preghiera tanto amata da lui.

I misteri della Luce che Giovanni Paolo II ha introdotto come il quarto grande mistero del Rosario trova la sua integrazione con gli altri 3 grandi misteri: "Affinché il Rosario possa dirsi in modo più pieno 'compendio del Vangelo', è perciò conveniente che, dopo aver ricordato l'incarnazione e la vita nascosta di Cristo (misteri della gioia), e prima di soffermarsi sulle sofferenze della passione (misteri del dolore), e sul trionfo della risurrezione (misteri della gloria),
la meditazione si porti anche su alcuni momenti particolarmente significativi della vita pubblica (misteri della luce).
Questa integrazione di nuovi misteri, senza pregiudicare nessun aspetto essenziale dell'assetto tradizionale di questa preghiera, è destinata a farla vivere con rinnovato interesse nella spiritualità cristiana, quale vera introduzione alla profondità del Cuore di Cristo, abisso di gioia e di luce, di dolore e di gloria".

Così vediamo il quali giorni vengono recitati i vari misteri: "Secondo la prassi corrente, il lunedì e il giovedì sono dedicati ai « misteri della gioia », il martedì e il venerdì ai « misteri del dolore », il mercoledì, il sabato e la domenica ai « misteri della gloria ». Dove inserire i « misteri della luce »? Considerando che i misteri gloriosi sono riproposti di seguito il sabato e la domenica e che il sabato è tradizionalmente un giorno a forte carattere mariano, sembra consigliabile spostare al sabato la seconda meditazione settimanale dei misteri gaudiosi, nei quali la presenza di Maria è più pronunciata. Il giovedì resta così libero proprio per la meditazione dei misteri della luce.

Questa indicazione non intende tuttavia limitare una conveniente libertà nella meditazione personale e comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali e pastorali e soprattutto delle coincidenze liturgiche che possono suggerire opportuni adattamenti. Ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo. Attraverso di esso, in modo complementare a quanto si compie nella Liturgia, la settimana del cristiano, incardinata sulla domenica, giorno della risurrezione, diventa un cammino attraverso i misteri della vita di Cristo, e questi si afferma, nella vita dei suoi discepoli, come Signore del tempo e della storia".

Ora entriamo nei dettagli dei momenti che compongono la recita del Rosario:

Il silenzio
L'ascolto e la meditazione si nutrono di silenzio. È opportuno che, dopo l'enunciazione del mistero e la proclamazione della Parola, per un congruo periodo di tempo ci si fermi a fissare lo sguardo sul mistero meditato, prima di iniziare la preghiera vocale. La riscoperta del valore del silenzio è uno dei segreti per la pratica della contemplazione e della meditazione. Tra i limiti di una società fortemente tecnologizzata e mass-mediatica, c'è anche il fatto che il silenzio diventa sempre più difficile. Come nella Liturgia sono raccomandati momenti di silenzio, anche nella recita del Rosario una breve pausa è opportuna dopo l'ascolto della Parola di Dio, mentre l'animo si fissa sul contenuto di un determinato mistero.

Il « Padre nostro »
Dopo l'ascolto della Parola e la focalizzazione del mistero è naturale che l'animo si innalzi verso il Padre. Gesù, in ciascuno dei suoi misteri, ci porta sempre al Padre, a cui Egli continuamente si rivolge, perché nel suo 'seno' riposa (cfr Gv 1, 18). Nell'intimità del Padre Egli ci vuole introdurre, perché diciamo con Lui « Abbà, Padre » (Rm 8, 15; Gal 4, 6). È in rapporto al Padre che Egli ci fa fratelli suoi e fratelli tra di noi, comunicandoci lo Spirito che è suo e del Padre insieme. Il Padre nostro, posto quasi come fondamento alla meditazione cristologico-mariana che si sviluppa attraverso la ripetizione dell'Ave Maria, rende la meditazione del mistero, anche quando è compiuta in solitudine, un'esperienza ecclesiale.

Le dieci « Ave Maria »
È questo l'elemento più corposo del Rosario e insieme quello che ne fa una preghiera mariana per eccellenza. Ma proprio alla luce dell'Ave Maria ben compresa, si avverte con chiarezza che il carattere mariano non solo non si oppone a quello cristologico, ma anzi lo sottolinea e lo esalta. La prima parte dell'Ave Maria, infatti, desunta dalle parole rivolte a Maria dall'angelo Gabriele e da sant'Elisabetta, è contemplazione adorante del mistero che si compie nella Vergine di Nazareth. Esse esprimono, per così dire, l'ammirazione del cielo e della terra e fanno, in certo senso, trapelare l'incanto di Dio stesso nel contemplare il suo capolavoro – l'incarnazione del Figlio nel grembo verginale di Maria –, nella linea di quel gioioso sguardo della Genesi (cfr Gn 1, 31), di quell'originario « pathos con cui Dio, all'alba della creazione, guardò all'opera delle sue mani ».(36) Il ripetersi, nel Rosario, dell'Ave Maria, ci pone sull'onda dell'incanto di Dio: è giubilo, stupore, riconoscimento del più grande miracolo della storia. È il compimento della profezia di Maria: « D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata » (Lc 1, 48).

Il « Gloria »
La dossologia trinitaria è il traguardo della contemplazione cristiana. Cristo è infatti la via che ci conduce al Padre nello Spirito. Se percorriamo fino in fondo questa via, ci ritroviamo continuamente di fronte al mistero delle tre Persone divine da lodare, adorare, ringraziare. È importante che il Gloria, culmine della contemplazione, sia messo bene in evidenza nel Rosario. Nella recita pubblica potrebbe essere cantato, per dare opportuna enfasi a questa prospettiva strutturale e qualificante di ogni preghiera cristiana.

Nella misura in cui la meditazione del mistero è stata attenta, profonda, ravvivata – di Ave in Ave – dall'amore per Cristo e per Maria, la glorificazione trinitaria ad ogni diecina, lungi dal ridursi ad una rapida conclusione, acquista il suo giusto tono contemplativo, come per elevare l'animo all'altezza del Paradiso e farci rivivere, in qualche modo, l'esperienza del Tabor, anticipazione della contemplazione futura: « È bello per noi stare qui » (Lc 9, 33).

 

Così il nostro amato Papa conclude la sua Lettera Apostolica indicandoci l'importanza e il valore del Rosario: "Quanto fin qui s'è detto, esprime ampiamente la ricchezza di questa preghiera tradizionale, che ha la semplicità di una preghiera popolare, ma anche la profondità teologica di una preghiera adatta a chi avverte l'esigenza di una contemplazione più matura.

A questa preghiera la Chiesa ha riconosciuto sempre una particolare efficacia, affidando ad essa, alla sua recita corale, alla sua pratica costante, le cause più difficili. In momenti in cui la cristianità stessa era minacciata, fu alla forza di questa preghiera che si attribuì lo scampato pericolo e la Vergine del Rosario fu salutata come propiziatrice della salvezza".

 

"Oggi all'efficacia di questa preghiera consegno volentieri la causa della pace nel mondo e quella della famiglia"
Giovanni Paolo II

 

 

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

Il beato Alano riferisce che un cardinale di nome Pietro, del titolo di Santa Maria in Trastevere, iniziato alla pratica del Rosario da san Domenico, suo intimo amico, coltivò questa devozione e ne divenne acceso apostolo. Inviato come delegato in Terra Santa presso i crociati allora in guerra contro i Saraceni, egli parlò loro dell'efficacia del Rosario e tutti ne furono convinti. Lo recitarono per implorare l'aiuto del cielo in un imminente combattimento: trionfarono sui nemici pur essendo tremila contro centomila.

Abbiamo già visto come i demoni temono in modo incredibile il Rosario. San Bernardo afferma che il Saluto angelico dà loro la caccia e per esso tutto l'inferno freme. Il beato Alano assicura d'aver incontrato parecchie persone che, essendosi date al demonio corpo e anima, rinunciando al battesimo e a Gesù Cristo, furono poi liberate dalla infernale tirannia dopo aver accettato la pratica del santo Rosario

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

 

 



 

Recitare con frutto il S. Rosario n. 7

IdM-Buona giornata!

 

-Le preghiere che compongono il S. Rosario-

Il Credo
Come l'inizio della recita del Rosario professiamo la nostra fede con il Credo. Il Credo o Simbolo degli Apostoli, recitato sul crocifisso della corona, essendo il sacro compendio delle verità cristiane, è preghiera molto meritoria, perché la fede è base, fondamento e principio di tutte le virtù cristiane, di tutte le verità eterne e di tutte le preghiere gradite a Dio.
«Chi s'accosta a Dio deve credere» (Eb 11,6). Così comprendiamo che chi si accosta a Dio con la preghiera deve incominciare con un atto di fede; più avrà fede e più la sua preghiera sarà efficace e meritoria per lui e gloriosa per Dio.

S. Luigi ci introduce a conoscere l'efficacia del nostro atto di fede espresso nella recita del Credo: "Non posso, tuttavia, far a meno di affermare che le prime tre parole: «Credo in Dio» — le quali contengono gli atti di tre virtù teologali: fede, speranza e carità — hanno una meravigliosa efficacia per santificare le anime e vincere il demonio. Molti santi con questa professione di fede hanno vinto le tentazioni, specialmente quelle contro la fede, la speranza e la carità, sia in vita sia nell'ora della morte. Esse sono le ultime parole che san Pietro martire tracciò come meglio poteva col dito sulla sabbia quando, colpito al capo dalla sciabola di un eretico, stava per spirare."

IL CREDO

Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito figlio di Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, dalla stessa sostanza del Padre. Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture ed è salito al Cielo e siede alle destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen  

 

Credo (Simbolo Apostolico)

 

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra;

e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo,

nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;

discese agli inferi;

il terzo giorno risuscitò da morte;

salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente;

di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,

la santa Chiesa cattolica,

la comunione dei santi,

la remissione dei peccati,

la risurrezione della carne,

la vita eterna.

Amen.

 

 

S. Luigi sostiene che la fede sia l'unica chiave che ci apra la comprensione dei misteri di Gesù e di Maria contenuti nel santo Rosario perciò all'inizio occorre recitare il Credo con grande attenzione e devozione, poiché più viva e forte è la nostra fede e più il Rosario sarà meritorio. E questa fede deve essere viva e animata dalla carità: in altre parole, per ben recitare il Rosario bisogna essere in grazia di Dio o per lo meno decisi di riacquistarla. Dobbiamo così avere una fede robusta e costante: "nel Rosario non dobbiamo ricercare soltanto il gusto sensibile e la consolazione spirituale. Non dobbiamo quindi abbandonarlo quando fossimo molestati da tante distrazioni involontarie o da uno strano disgusto nell'anima o da un'opprimente noia o torpore prolungato nel corpo. Per recitare bene il Rosario non sono necessari gusti, consolazioni, slanci, sospiri, lacrime. Neppure si richiede una continua applicazione dell'immaginazione. Bastano la fede pura e la retta intenzione. «È sufficiente la sola fede»".

 

 

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

Mentre predicava il Rosario nelle vicinanze di Carcassonne, a san Domenico fu presentato un eretico albigese posseduto dal demonio. Il santo, davanti a una folla che si ritiene composta di oltre dodicimila persone, lo esorcizzò, e i demoni che tenevano in dominio quel miserabile, furono costretti, loro malgrado, a rispondere alle domande dell'esorcista. E confessarono 1) che nel corpo di costui erano in quindicimila perché egli aveva osato combattere i quindici misteri del Rosario; 2) che san Domenico col suo Rosario terrorizzava tutto l'inferno e che essi stessi odiavano lui più di qualsiasi altra persona perché con questa devozione del Rosario strappava loro le anime; 3) rivelarono inoltre parecchi altri particolari.

San Domenico allora gettò la sua corona al collo dell'ossesso e chiese ai demoni chi mai fra tutti i santi del cielo essi temessero di più e chi, a parere loro, meritasse più amore e onore da parte degli uomini. A tale domanda gli spiriti infernali levarono alte grida sì che la maggior parte dei presenti stramazzarono a terra per lo spavento. Poi quei maligni, per non rispondere direttamente alla domanda, cominciarono a piangere e a lamentarsi in modo così pietoso e commovente che parecchi fra gli astanti furono presi da una naturale pietà. Per bocca dell'ossesso e con voce piagnucolosa così dicevano: «Domenico, Domenico, abbi pietà di noi e promettiamo di non nuocerti mai. Tu che tanta compassione hai per i peccatori e per i miserabili, abbi pietà di noi meschini. Oh! soffriamo già tanto, perché ti compiaci di aumentare le nostre pene? Contentati di quelle che ci tormentano. Misericordia! misericordia! misericordia!».

Impassibile davanti ai piagnistei di quegli spiriti, il santo rispose che non avrebbe smesso di tormentarli finché non avessero risposto alla sua domanda. Ed essi replicarono che avrebbero dato la risposta, ma in segreto, all'orecchio e non di fronte a tutti. Domenico tenne duro e comandò che parlassero ad alta voce; ma ogni sua insistenza fu inutile e i demoni si chiusero nel silenzio. Allora il santo si pose in ginocchio e pregò la Madonna: «Vergine potentissima, Maria, in virtù del tuo Rosario comanda a questi nemici del genere umano di rispondere alla mia domanda». Immediatamente dopo questa invocazione, una fiamma ardente uscì dalle orecchie, dalle narici e dalla bocca dell'ossesso; i presenti tremarono dalla paura ma nessuno ne subì danno. E si udirono le grida di quegli spiriti: «Domenico, noi ti preghiamo per la passione di Cristo e per i meriti della sua santa Madre e dei santi: Permettici di uscire da questo corpo senza dir nulla. Gli angeli, quando tu vorrai, te lo riveleranno. Del resto, perché vuoi credere a noi? Non siamo forse dei bugiardi? Non tormentarci oltre, abbi pietà di noi».

«Disgraziati che voi siete, indegni di essere esauditi» — riprese san Domenico, e sempre in ginocchio pregò di nuovo la Vergine santa: «O degnissima Madre della Sapienza, ti supplico per il popolo qui presente che ha già appreso a recitare come si deve il Saluto angelico, obbliga questi tuoi nemici a proclamare in pubblico la verità piena e chiara sul Rosario».

Finita la preghiera vide accanto a sé la Vergine Maria, circondata da una moltitudine di angeli, che con una verga d'oro colpiva l'ossesso e gli diceva: «Rispondi al mio servo Domenico conforme alla sua richiesta». Da notare che nessuno udiva né vedeva la Madonna all'infuori di san Domenico.

A tale comando i demoni presero a urlare:

«O nostra nemica, o nostra rovina, o nostra confusione, perché sei venuta dal cielo apposta per tormentarci così fortemente? O avvocata dei peccatori che ritrai dall'inferno, o via sicurissima del paradiso, siamo noi proprio obbligati, a nostro dispetto, a dire tutta la verità? Dobbiamo proprio confessare davanti a tutti ciò che sarà causa della nostra confusione e della nostra rovina? Maledizione a noi, maledizione ai nostri principi delle tenebre.

Ascoltate, dunque, cristiani. Questa Madre di Cristo è onnipotente per impedire che i suoi servi cadano nell'inferno; è lei che, come un sole, dissipa le tenebre dei nostri intrighi e astuzie; è lei che sventa le nostre mene, disfa i nostri tranelli e rende tutte le nostre tentazioni vane e inefficaci. Siamo costretti a confessare che nessuno di quanti perseverano nel suo servizio è dannato con noi. Uno solo dei sospiri ch'ella offra alla SS. Trinità vale più di tutte le preghiere, i voti e i desideri di tutti i santi. Noi la temiamo più di tutti i beati insieme e nulla possiamo contro i suoi fedeli servi.

Vi sia anche noto che molti cristiani che l'invocano nell'ora della morte, che dovrebbero essere dannati secondo le nostre leggi ordinarie, si salvano per sua intercessione. Ah! se questa Marietta — così la chiamavano per rabbia — non si fosse opposta ai nostri disegni e ai nostri sforzi, già da molto tempo noi avremmo rovesciato e distrutto la Chiesa e fatto cadere nell'errore e nell'infedeltà tutti i suoi ordini. Proclamiamo, inoltre, costretti dalla violenza che ci viene usata, che nessuno di quanti perseverano nella recita del Rosario è dannato; perché ella ottiene ai suoi servi devoti una sincera contrizione dei loro peccati per mezzo della quale essi ne ottengono il perdono e l'indulgenza».

Ottenuta questa confessione san Domenico fece recitare il Rosario dagli astanti, adagio e con devozione. Ed ecco una cosa sorprendente! Ad ogni Ave Maria recitata dal santo e dal popolo usciva dal corpo di quell'ossesso una moltitudine di demoni in forma di carboni ardenti. Quando l'infelice ne fu completamente libero, la Vergine santa, sempre non vista, benedisse il popolo e tutti avvertirono una sensibile e vivissima gioia. Questo miracolo causò la conversione e l'iscrizione alla Confraternita del Rosario di molti eretici.

E da quali pericoli la Vergine non liberò Alano de l'Anvallay, cavaliere bretone intrepido combattente per la fede contro gli Albigesi! Un giorno, mentre i nemici l'avevano circondato da ogni parte, la Madonna scagliò contro essi centocinquanta pietre e lo liberò dalle loro mani. In altra circostanza, mentre il suo vascello che faceva acqua stava per affondare, la divina Madre fece emergere dalle acque centocinquanta scogli, valicando i quali egli poté salvarsi e rientrare in Bretagna. A perpetuo ricordo di questi miracoli ottenuti dalla Vergine, grazie al Rosario che recitava ogni giorno, egli fece edificare un convento in Dinan per i religiosi del nuovo Ordine di san Domenico; in seguito si fece religioso e morì santamente ad Orléans.

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

 

 

Recitare con frutto il S. Rosario n. 8

IdM-Buona giornata!

 

-Le preghiere che compongono il S. Rosario-

Il Padre nostro (prima parte)

Il Padre nostro è la preghiera più importante perché ci è stata donata dal nostra Signore Gesù Cristo. «Era necessario” dice S. Cipriano "che chi veniva come Salvatore a darci la vita della grazia, ci insegnasse anche come celeste Maestro il modo di pregare». S. Luigi ci insegna che "La sapienza del divino Maestro appare luminosa nell'ordine, nella forza e nella chiarezza di questa divina preghiera, che è breve, ma ricca di insegnamenti, è accessibile ai semplici mentre è colma di misteri per i dotti".

La preghiera del Padre nostro contiene tutti i nostri doveri verso Dio, gli atti di tutte le virtù e la richiesta per ogni nostro bisogno spirituale e materiale. «È il compendio del Vangelo» (S. Tertulliano); «Supera tutti i desideri dei santi» (S.Tommaso da Kempis) e contiene in breve tutte le soavi aspirazioni dei salmi e dei cantici; chiede tutto ciò che è necessario a noi, loda Dio in modo eccellente ed eleva l'anima dalla terra al cielo e l'unisce strettamente a Dio.S. Giovanni Crisostomo dice che chi non prega come ha pregato ed insegnato il divino Maestro, non è suo discepolo. Dio Padre gradisce di essere invocato non con preghiere formulate dalla sapienza umana, ma con quella insegnataci da suo Figlio.

S. Agostino assicura che il Padre nostro recitato bene cancella le colpe veniali. Il giusto cade sette volte al giorno, ma con le sette domande contenute nell'Orazione domenicale egli può rialzarsi dalle sue cadute e fortificarsi contro i suoi nemici.

Questa preghiera è breve e facile, affinché fragili e soggetti come siamo a tante miserie, ci sia possibile recitarla più spesso e con più devozione e quindi ricevere più presto l'aiuto desiderato.

Meditiamo allora in profondità le parole del Padre nostro con l'aiuto di S. Luigi che con amore e devozione così ci spiega:

"Possiamo chiamare felice chi recita la preghiera insegnata dal Signore, meditandone attentamente ogni parola. Vi troverà tutto ciò di cui ha bisogno e tutto quanto può desiderare. Con questa meravigliosa preghiera prima di tutto ci cattiviamo il cuore di Dio invocandolo con il nome di Padre.

«Padre nostro». Il più tenero dei padri, onnipotente nella creazione, stupendo nel conservarla, sommamente amabile nella sua Provvidenza, sempre buono anzi infinitamente buono nella Redenzione. Dio è nostro Padre, noi siamo tutti fratelli, il cielo è nostra patria e nostra eredità. Non basta forse questo per ispirarci l'amore di Dio, l'amore per il prossimo, il distacco da tutte le cose della terra?

Amiamo dunque un tale Padre e ripetiamogli mille volte: «Padre nostro che sei nei cieli». Tu che riempi la terra e il cielo con l'immensità della tua essenza e dappertutto sei presente; tu che sei nei santi con la tua gloria, nei dannati con la tua giustizia, nei giusti con la tua grazia, nei peccatori con la tua pazienza sopportatrice, fa' che ci ricordiamo sempre della nostra celeste origine, che viviamo come veri tuoi figli e che tendiamo sempre verso te solo con tutto l'ardore dei nostri desideri.

«Sia santificato il tuo nome». Il nome del Signore è santo e terribile” dice il re-profeta "ed il cielo risuona delle lodi incessanti dei serafini alla santità del Signore Dio degli eserciti” esclama Isaia. Con queste parole chiediamo che tutta la terra conosca e adori gli attributi di Dio tanto grande e santo; che egli sia conosciuto, amato, adorato dai pagani, dai turchi, dagli ebrei, dai barbari e da tutti gli infedeli; che tutti gli uomini lo servano e lo glorifichino con fede viva, con ferma speranza, con ardente carità, rinunciando ad ogni errore. In una parola chiediamo che tutti gli uomini siano santi perché egli è santo.

«Venga il tuo regno». Regna, o Signore, nelle nostre anime con la tua grazia in questa vita affinché meritiamo di regnare con te dopo la morte, nel tuo regno che è la suprema ed eterna felicità che noi crediamo, speriamo ed attendiamo: felicità che la bontà del Padre ci ha promesso, che i meriti del Figlio ci hanno acquistato e che la luce dello Spirito Santo ci rivela.

«Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra». Nulla certamente sfugge alle disposizioni della divina Provvidenza, che ha tutto previsto e tutto disposto ancor prima che qualcosa accada. Nessun ostacolo può deviarla dal fine che si è prefisso. Perciò, quando chiediamo a Dio che si compia la sua volontà, non temiamo” dice Tertulliano "che qualcuno possa efficacemente opporsi all'attuazione dei suoi disegni, ma acconsentiamo umilmente a tutto quanto gli è piaciuto di ordinare a nostro riguardo. E chiediamo di compiere sempre e in ogni cosa la sua santissima volontà, a noi nota nei comandamenti, con la stessa prontezza, amore e costanza con cui gli angeli e i santi gli obbediscono in cielo.

«Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Gesù Cristo ci insegna a chiedere a Dio il necessario alla vita del corpo e dell'anima. Con queste parole confessiamo umilmente la nostra miseria e rendiamo omaggio alla Provvidenza dichiarando che aspettiamo dalla sua bontà tutti i beni temporali. Con la parola pane chiediamo a Dio lo stretto necessario per la vita; il superfluo ne è escluso. Questo pane lo chiediamo per oggi, cioè limitiamo al giorno presente ogni nostra sollecitudine, fiduciosi nella Provvidenza per l'indomani. Chiedendo il pane di ogni giorno, ammettiamo che i nostri bisogni rinascono continuamente e proclamiamo il nostro incessante bisogno della protezione e del soccorso di Dio.

«Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». I nostri peccati” dicono sant'Agostino e Tertulliano "sono debiti contratti con Dio, debiti dei quali la sua giustizia esige il saldo sino all'ultimo centesimo. E noi tutti abbiamo di questi tristi debiti. Però, nonostante le numerose nostre colpe, accostiamoci a lui con fiducia e diciamogli con sincero pentimento: «Padre nostro che sei nei cieli, perdona i peccati del nostro cuore e della nostra bocca, i peccati di azione e di omissione che ci rendono immensamente colpevoli agli occhi della tua giustizia. Sì, perdonali perché anche noi, figli di un Padre clemente e misericordioso, perdoniamo per obbedienza e per carità a coloro che ci hanno offeso».

«E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male». E non permettere che per la nostra infedeltà alle tue grazie noi soccombiamo alle tentazioni del mondo, del demonio e della carne. Ma liberaci dal male che è il peccato, dal male della pena temporale e della pena eterna da noi meritate.

«Amen». Espressione molto consolante perché dice san Girolamo "è come il sigillo posto da Dio alla conclusione delle nostre domande per assicurarci che ci ha esauditi. È come se Dio stesso ci dicesse: «Amen! Sia fatto secondo le vostre richieste. Io le ho esaudite». È il senso della parola Amen.



 

Recitare con frutto il S. Rosario n. 9

Idm-Buona giornata!

 

-Le preghiere che compongono il S. Rosario-

Continuiamo il nostro cammino di conoscenza sul S. Rosario per perfezionarci nella preghiera e nella devozione. Il S. Rosario è una preghiera che dona grandi benefici ma va recitato con fede e attenzione in modo da ottenere copiosi frutti spirituali! Continuiamo ad ascoltare i suggerimenti di S. Luigi Grignion de Montfort e le sue meditazioni sulla preghiera del Padre nostro.

Il Padre nostro (seconda parte)

Con ogni parola dell'Orazione domenicale onoriamo le perfezioni di Dio. Onoriamo la sua fecondità chiamandolo Padre: «Padre, tu generi da tutta l'eternità un Figlio che è Dio come te, eterno, consustanziale, una stessa essenza, una stessa potenza, una stessa bontà, una stessa sapienza con te. Padre e Figlio, amandovi producete lo Spirito Santo che è Dio come voi. Tre Persone adorabili, voi siete un solo Dio».

«Padre nostro»! Padre degli uomini per mezzo della creazione, della conservazione, della redenzione, Padre misericordioso dei peccatori, Padre amico dei giusti, Padre magnifico dei beati.

«Che sei». Con queste parole ammiriamo l'infinità, la grandezza e la pienezza dell'essenza di Dio, che con tutta verità si chiama «Colui che è». È colui che esiste essenzialmente, necessariamente ed eternamente. È l'Essere degli esseri, la causa di tutti gli esseri, che contiene in modo eminente in se stesso le perfezioni di tutti gli altri esseri. È in tutti con la sua essenza, con la sua presenza, con la sua potenza senza esservi circoscritto.

Onoriamo la sua sublimità, gloria e maestà con le parole: «che sei nei cieli», cioè come assiso sul trono, intento a esercitare la sua giustizia su tutti gli uomini.

Desiderando che il suo nome sia santificato, adoriamo la sua santità. Riconosciamo la sovranità e la giustizia delle sue leggi auspicando che venga il suo regno e desiderando che gli uomini gli obbediscano qui in terra come gli angeli gli obbediscono in cielo. Pregandolo di darci il pane di ogni giorno, crediamo alla sua Provvidenza. Chiedendogli la remissione dei nostri peccati, invochiamo la sua clemenza. Supplicandolo di non lasciarci soccombere alla tentazione, ricorriamo alla sua potenza. E sperando che ci libererà dal male ci affidiamo alla sua bontà.

Il Figlio di Dio ha sempre glorificato il Padre con le opere; è venuto nel mondo per farlo glorificare dagli uomini; ha insegnato loro il modo di onorarlo con questa preghiera che si compiacque egli stesso di dettare. Dobbiamo perciò recitarla spesso, con attenzione e nel medesimo spirito con cui egli la compose.

Recitando devotamente questa divina preghiera noi compiamo tanti atti delle più nobili virtù cristiane quante sono le parole che pronunciamo.

Alle parole «Padre nostro che sei nei cieli», facciamo atti di fede, di adorazione e di umiltà. Desiderando che il suo nome sia santificato e glorificato, manifestiamo zelo ardente per la sua gloria. Chiedendogli il possesso del suo regno, facciamo un atto di speranza. Desiderando che il suo volere si compia sulla terra come in cielo, riveliamo uno spirito di perfetta obbedienza. Chiedendogli il pane di ogni giorno, pratichiamo la povertà di spirito ed il distacco dai beni della terra. Pregandolo di perdonare i nostri peccati, facciamo un atto di pentimento. Perdonando a coloro che ci hanno offeso, esercitiamo la misericordia nella più alta perfezione. Implorando l'aiuto nelle tentazioni, facciamo atti di umiltà, di prudenza e di fortezza. Aspettando che ci liberi dal male, pratichiamo la pazienza. Finalmente domandando tutte queste cose non soltanto per noi ma anche per il prossimo e per tutti i membri della Chiesa ci comportiamo da veri figli di Dio, lo imitiamo nella sua carità che abbraccia tutti gli uomini e adempiamo il comandamento di amare il prossimo.

Detestiamo tutti i peccati e obbediamo a tutti i comandamenti di Dio, quando nel recitare questa preghiera il cuore e la lingua sono concordi, e le nostre intenzioni rispondono al senso delle parole che andiamo ripetendo. Quando riflettiamo che Dio è in cielo, cioè infinitamente al di sopra di noi per la grandezza della sua maestà, proviamo sentimenti di profondo rispetto per la divina presenza e, presi da giusto timore, respingiamo l'orgoglio e ci abbassiamo fino al nulla.

Quando pronunciamo il nome del Padre, ci ricordiamo d'aver ricevuto da Dio la nostra esistenza per mezzo dei genitori e l'istruzione per mezzo dei maestri, i quali tutti — genitori e maestri — quaggiù fanno le veci di Dio e di lui sono immagini viventi. Allora sentiamo anche l'obbligo di onorarli, o per meglio dire, di onorare Dio nelle loro persone e ci guardiamo bene dal disprezzarli e dal contristarli.

Quando desideriamo che il nome santo di Dio sia glorificato, siamo ben lontani dal profanarlo. Quando consideriamo il regno di Dio come nostra eredità, rinunciamo ad ogni attaccamento ai beni di questo mondo. Quando chiediamo sinceramente per il prossimo gli stessi beni che desideriamo per noi stessi, rinunciamo all'odio, alle discordie e all'invidia. Quando domandiamo a Dio il pane quotidiano, detestiamo la golosità e la voluttà che si nutrono dell'abbondanza. Quando imploriamo con sincerità il perdono di Dio così come noi perdoniamo a chi ci ha offesi, reprimiamo la nostra collera, le nostre vendette, rendiamo bene per male ed amiamo i nostri nemici. Quando supplichiamo Dio di non lasciarci cadere nel peccato al momento della tentazione, diamo prova di fuggire la pigrizia, di cercare i mezzi per combattere i vizi e per salvarci. Infine, quando preghiamo Dio di liberarci dal male, temiamo la sua giustizia e siamo beati perché il timore di Dio è il principio della sapienza, il timore di Dio fa evitare il peccato".

Attraverso queste meravigliose meditazioni possiamo recitare da oggi il Padre nostro con più coscienza e amore in tutte le occasioni: nella S. Messa, nel Rosario, nelle preghiere personali!

 

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

«Un nobiluomo, padre di numerosa famiglia, aveva collocato una sua figlia in un monastero totalmente rilassato: le religiose aspiravano solo a vanità e a piaceri. Il confessore, uomo di Dio e fervente devoto del Rosario, desiderando guidare sulla via della perfezione almeno questa giovane religiosa, le consigliò di recitare ogni giorno il Rosario in onore della Madonna, meditando la vita, la passione e la gloria di Gesù Cristo. La religiosa gradì assai il consiglio e l'accettò; a poco a poco si nauseò della vita disordinata delle consorelle, prese ad amare il silenzio e la preghiera, senza curarsi delle canzonature e del disprezzo di chi la circondava, né si curava d'essere tacciata di bigotta.

In quel tempo un venerabile abate si recò in visita al monastero e mentre pregava ebbe una singolare visione. Gli parve di vedere una religiosa in preghiera nella propria cella davanti ad una Signora di sorprendente bellezza, accompagnata da uno stuolo di angeli, i quali con frecce infocate tenevano a bada una moltitudine di demoni che tentavano di entrare nella cella. Gli parve, inoltre, di vedere questi maligni spiriti sotto forma di immondi animali rifugiarsi nelle celle delle altre religiose ed eccitarle al peccato, al quale parecchie infelici acconsentivano.

Per tale visione l'abate comprese la deplorevole condizione del monastero e credette morirne di tristezza. Fece venire a sé la giovane religiosa e l'incoraggiò a perseverare. Riflettendo, poi, sull'eccellenza del Rosario decise di riformare il monastero con questa devozione. Acquistò un buon numero di corone, le distribuì a tutte le religiose consigliandole a recitare il Rosario ogni giorno, promettendo loro, se avessero accettato il consiglio, di non costringerle a riformarsi. Gradirono le corone del Rosario e promisero, a quella condizione, di recitarlo. Ebbene! cosa ammirabile: a poco a poco tutte le religiose rinunciarono alle vanità, rientrarono nel silenzio e nel raccoglimento e dopo nemmeno un anno esse stesse chiesero la riforma. Il Rosario aveva operato sui loro cuori più di quanto avrebbe potuto ottenere l'abate con le esortazioni e l'autorità» (Rosier mystique, 7ª decina, c. 5).

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

-

Recitare con frutto il S. Rosario n. 10

IdM-Buona giornata!

 
-Le preghiere che compongono il S. Rosario-
L'Ave Maria (prima parte)

Oggi iniziamo ad approfondire la preghiera dell'Ave Maria, o chiamata da S. Luigi Grignion de Monfort il Saluto angelico. La preghiera dell'Ave Maria ci è particolarmente cara soprattutto per le1000 Ave Maria che recitiamo per l'Italia. Recitarla 1000 volte in un solo giorno, scandendo la giornata con il dolce Saluto angelico, ci porta a unirci intensamente all'amore materno della nostra Mamma Celeste. Il beato Alano della Rupe diceva: «Solo Gesù Cristo nato dalla Vergine Maria, è in grado di spiegarlo» ma noi desideriamo oggi a conoscerla meglio per poterla recitare con devozione.

L'Ave Maria è tanto ricca nel suo contenuto perché riassume nel modo più conciso tutta la teologia cristiana sulla Vergine santa. Essa contiene una lode e un'invocazione. La lode racchiude tutto ciò che costituisce la vera grandezza di Maria, e l'invocazione tutto ciò che le dobbiamo chiedere e possiamo attendere dalla sua bontà a nostro riguardo.

La SS. Trinità ne rivelò la prima parte; santa Elisabetta, illuminata dallo Spirito Santo, vi aggiunse la seconda; e la Chiesa, nel primo Concilio di Efeso (anno 431) ne suggerì la conclusione dopo aver condannato l'errore di Nestorio e definito che la Vergine è vera Madre di Dio. Il Concilio stabilì che la Vergine Maria venisse invocata sotto quel glorioso titolo con queste parole: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte».

La Vergine Maria è la persona alla quale fu rivolto questo divino Saluto per concludere l'affare più grande e più importante del mondo: gli uomini e la redenzione del genere umano. Ambasciatore di questo lieto annuncio fu l'angelo Gabriele, uno dei più alti principi della corte celeste.

Il Saluto angelico contiene la fede e la speranza dei patriarchi, dei profeti e degli apostoli. È la costanza e la forza dei martiri, la scienza dei dottori, la perseveranza dei fedeli e la vita dei religiosi (Beato Alano). È il cantico nuovo della legge di grazia, la gioia degli angeli e degli uomini, il terrore e la confusione dei demoni.

Grazie al Saluto angelico, Dio si fece uomo, una vergine divenne Madre di Dio, le anime dei giusti furono liberate dal limbo, le rovine del cielo vennero riparate ed i troni vuoti riempiti; il peccato fu perdonato, la grazia ci fu data, i malati furono guariti, i morti risuscitati, gli esiliati richiamati, la SS. Trinità fu placata e gli uomini ottennero la vita eterna. Insomma, il Saluto angelico è l'arcobaleno, il segno della clemenza e della grazia da Dio concesse al mondo (Beato Alano).

Se il Saluto angelico dà gloria alla SS. Trinità, esso è anche la lode più perfetta che noi possiamo rivolgere a Maria. «Santa Matilde desiderava conoscere il modo migliore per testimoniare la tenerezza della sua devozione alla Madre di Dio. Un giorno, rapita in estasi vide la Vergine santissima che portava sul petto a caratteri d'oro le parole del Saluto angelico. E le disse: "Sappi, figlia mia, che nessuno può onorarmi con un saluto più gradito di quello che l'adorabile Trinità mi rivolse per mezzo dell'angelo e con il quale mi elevò alla dignità di Madre di Dio. Con la parola "Ave", che è il nome di Eva, appresi come Dio con la sua onnipotenza mi avesse preservata da ogni macchia di peccato e dalle miserie alle quali andò soggetta la prima donna. Il nome "Maria", che significa Signora, fa capire che Dio mi riempì di sapienza e di luce perché illuminassi, come astro lucente, il cielo e la terra. Le parole "piena di grazia" mi ricordano che lo Spirito Santo mi ricolmò talmente di grazie da poter renderne partecipi in abbondanza quanti le domandano per mia intercessione. Dicendomi: "Il Signore è con te", si rinnova nel mio cuore l'ineffabile gioia che provai quando il Verbo eterno si incarnò nel mio seno. Quando odo le parole: "tu sei benedetta fra le donne", lodo la misericordia di Dio che mi elevò a così alto grado di felicità. Infine, alle parole: "e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù", tutto il cielo si rallegra con me di vedere mio figlio Gesù adorato e glorificato per aver salvato gli uomini"» (Rosier mystique, 2ª decina, c. 9).

Continueremo ad approfondire questa meravigliosa preghiera nella prossima puntata. Ave Maria!

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

Nel 1349 la giustizia divina colpì tutti i regni d'Europa con la più orribile peste che fosse mai venuta. Partita dal Levante si diffuse in Italia, in Germania, in Francia, in Polonia, in Ungheria. Quasi tutti questi paesi furono devastati talmente che di cento uomini appena uno sopravvisse. Nei tre anni che durò il contagio, le città, le borgate, i villaggi, i monasteri furono quasi completamente spopolati. A questo flagello di Dio ne seguirono altri due: l'eresia dei Flagellanti ed il funesto scisma del 1376.

19. Quando finalmente, per divina misericordia, queste calamità cessarono, la Vergine santa ordinò al beato Alano della Rupe, illustre dottore e predicatore di fama dell'Ordine di S. Domenico del convento di Dinan in Bretagna, di rinnovare l'antica Confraternita del santo Rosario. Così, per disposizione della Vergine, l'onore di ristabilire la nota confraternita toccò a un religioso della stessa provincia dove essa era nata.

Per compiere quest'opera il beato Alano cominciò a lavorare nel 1460, specialmente dopo che Nostro Signore Gesù Cristo â€� come egli stesso riferisce â€� gli disse dall'Ostia Santa mentre celebrava la Messa, per deciderlo a predicare il Rosario: «Ma come, di nuovo tu mi metti in croce?».

«Che dici mai, Signore?», rispose il beato Alano, spaventato.

«Sì, sono i tuoi peccati che mi crocifiggono â€� soggiunse Gesù Cristo â€� e preferirei venir crocifisso un'altra volta piuttosto che vedere il Padre mio nuovamente offeso dai peccati che hai commesso in passato. E anche adesso tu mi crocifiggi poiché possiedi la scienza e quanto occorre per predicare il Rosario di mia Madre e con questo mezzo istruire e togliere dal peccato tante anime in modo da salvarle ed impedire grandi mali, ma tu non lo fai e così sei colpevole dei peccati che si commettono». Questi tremendi rimproveri fecero decidere il beato Alano a predicare senza posa il Rosario

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)
 



Recitare con frutto il S. Rosario n. 11

IdM-Buona giornata!

 

-Le preghiere che compongono il S. Rosario-

L'Ave Maria (seconda parte)

Fra le mirabili cose rivelate dalla Vergine santa al beato Alano della Rupe tre sono di maggior rilievo: la prima, che è segno probabile e prossimo di riprovazione eterna la negligenza, la tiepidezza e l'avversione per il Saluto angelico, che ha restaurato il mondo; la seconda, che i devoti di tale saluto divino dispongono di un grandissimo pegno di predestinazione; la terza, che quanti hanno ricevuto da Dio la grazia di amare la Vergine santa e di servirla con affetto, devono essere estremamente solleciti a continuare ad amarla e servirla, finché suo Figlio per mezzo di lei non li abbia fatti cittadini del cielo, nel grado di gloria proporzionato ai loro meriti.

S. Luigi, molto severamente, sottolinea i comportamenti errati di alcuni che non sanno dare il giusto valore alla preghiera di Ave Maria: "Gli eretici, tutti figli del demonio che portano segni evidenti della loro riprovazione, hanno in orrore l'Ave Maria. Imparano bensì il Padre nostro, ma l'Ave Maria no: preferirebbero portare addosso un serpente piuttosto che la corona o un rosario. Anche fra i cattolici coloro che recano il marchio della riprovazione non si curano della corona e del Rosario, ne trascurano la recita oppure lo dicono con tiepidezza e in fretta".

E continua a spiegarci alcune sfumature: "La mia Ave Maria, il mio Rosario o la mia corona è la mia preghiera, è la mia più sicura pietra di paragone per distinguere quelli che sono condotti dallo spirito di Dio da quelli che sono nell'illusione dello spirito maligno. Ho conosciuto anime che sembrava volassero come aquile fino alle nubi con la loro sublime contemplazione, ed erano invece disgraziatamente ingannate dal demonio. Ed ho potuto scoprire la loro illusione soltanto con l'Ave Maria ed il Rosario che essi rigettavano come non meritevoli di stima".

Ecco allora il valore dell'Ave Maria e cosa questa preghiera può donare a un'anima: "L'Ave Maria è una rugiada celeste e divina che cadendo nell'anima di un predestinato, le comunica una fecondità meravigliosa per produrre ogni sorta di virtù. E più l'anima è irrigata da questa preghiera, più diviene illuminata nello spirito, infiammata nel cuore e fortificata contro ogni suo nemico. L'Ave Maria è una freccia penetrante ed infocata: se un predicatore la fa precedere alla parola di Dio che annuncia, acquista la forza di trafiggere, commuovere e convertire i cuori più induriti, anche se egli non sia dotato di molti talenti naturali per la predicazione. Fu questa la saetta segreta che la Vergine santa suggerì a san Domenico e al beato Alano come la più efficace per convertire gli eretici e i peccatori. Da qui è nata l'abitudine dei predicatori — ce l'afferma sant'Antonino — di recitare un'Ave Maria all'inizio dei loro discorsi".

"L'Ave Maria, ci spiega S. Luigi, attira su di noi una copiosa benedizione di Gesù e di Maria. È infallibilmente certo, infatti, che Gesù e Maria ricompensano in modo magnifico chi li glorifica; essi ricambiano al centuplo le benedizioni ricevute. «Io amo coloro che mi amano... per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro forzieri» (Pr 8,17.21). È quanto ci dicono apertamente Gesù e Maria: «Amiamo quelli che ci amano, li arricchiamo e colmiamo i loro scrigni». «Chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà» (2 Cor 9,6). Orbene, recitare devotamente il Saluto angelico non è forse amare, benedire e glorificare Gesù e Maria?

In ogni Ave Maria rivolgiamo una doppia benedizione, una a Gesù e una a Maria: «Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù». Inoltre con ogni Ave Maria rendiamo a Maria lo stesso onore che Dio le rese salutandola per bocca dell'arcangelo Gabriele. Ora, chi potrebbe pensare che Gesù e Maria, i quali tante volte fanno del bene a chi li maledice, rispondano con maledizioni a quelli e quelle che li benedicono ed onorano con l'Ave Maria? Sarebbe forse la Regina del cielo — si chiedono san Bernardo e san Bonaventura — meno riconoscente e onesta delle persone di qualità elevata in questo mondo? Tutt'altro: ella le supera anzi in questa virtù come in tutte le altre perfezioni; perciò non consentirà mai che noi l'onoriamo con rispetto e che ella non ci renda il centuplo. «Maria — soggiunge san Bonaventura — ci saluta con la grazia se noi la salutiamo con l'Ave Maria».

Ed allora, chi mai potrà farsi un'idea delle grazie e benedizioni che il saluto e lo sguardo benigno di Maria attirano su di noi?

Nel momento stesso in cui intese il saluto rivoltole dalla Madre di Dio, santa Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed il bambino che portava in seno trasalì di gioia. Se ci rendiamo degni del saluto e delle benedizioni scambievoli della Vergine santa, noi pure, senza dubbio saremo riempiti di grazia e un torrente di consolazioni spirituali si riverserà nella nostra anima".

 

Nella prossima mail concludiamo le riflessioni sulla preghiera di Ave Maria per poi trattare il tema sul valore della meditazione nella recita del Rosario!

 

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

«Il beato Alano della Rupe ed altri autori, fra i quali il Bellarmino, riferiscono la storia di quel buon sacerdote che aveva consigliato a tre sorelle, sue penitenti, di recitare devotamente il Rosario tutti i giorni per un anno intero, al fine di confezionare un bel vestito di gloria alla Vergine Maria. Si tratta — egli diceva — di un segreto ricevuto dal cielo. Docili, le tre sorelle eseguirono puntualmente per un anno il consiglio. Ed ecco che la sera del giorno della Purificazione, quando esse erano già a letto, la Madonna, accompagnata dalle sante Caterina e Agnese, entrò nella loro camera. Era rivestita di un abito splendente di luce, sul quale era scritto da ogni lato in lettere d'oro: "Ave Maria gratia plena". La celeste Regina si avvicinò al letto della sorella maggiore e le disse: "Ti saluto, figlia mia, che mi hai salutato così spesso e così bene. Vengo a ringraziarti del magnifico abito che mi hai confezionato". Anche le due sante vergini accompagnatrici ringraziarono la giovane, poi tutte e tre scomparvero.

Un'ora dopo, la Vergine santissima ritornò, sempre accompagnata dalle due sante. Vestiva, questa volta, un abito verde, senza ricami in oro e senz'alcuno splendore. Si avvicinò al letto della seconda sorella e la ringraziò per l'abito che le aveva fatto con la recita del Rosario. Nella prima apparizione costei aveva notato che l'abito della Madonna era molto più splendente, e chiese il motivo della differenza. "Perché — rispose Maria — la tua sorella maggiore mi ha fatto un abito più bello, recitando meglio di te il Rosario".

Circa un'ora dopo, la Madonna apparve una terza volta alla più giovane delle sorelle, vestita di uno straccio sporco e strappato e le disse: "O figlia, tu mi hai vestita così, ti ringrazio". Piena di confusione, la giovinetta esclamò: "Possibile, Signora mia? Io vi ho vestita così male? Perdonatemi. Concedetemi del tempo per fare un abito più bello, recitando meglio il mio Rosario".

Cessata la visione, la povera giovane afflittissima andò dal confessore per raccontargli quanto le era accaduto. Il sacerdote esortò lei e le altre sorelle a recitare il Rosario per un altro anno, con più perfezione che mai; così fecero. Trascorso l'anno, sempre nel medesimo giorno della Purificazione, sull'imbrunire, la Madonna riapparve alle tre sorelle. Era accompagnata come la prima volta dalle sante Caterina e Agnese che portavano delle corone, e vestiva un abito meraviglioso. Disse loro: "Siate certe, figlie mie, del paradiso, vi entrerete domani con grande gioia". A ciò tutte e tre risposero: "Il nostro cuore è pronto, nostra cara Signora, il nostro cuore è pronto". La visione disparve.

Quella stessa notte le sorelle, colte da malore, mandarono a chiamare il loro confessore, ricevettero da lui gli ultimi sacramenti e lo ringraziarono di aver insegnato loro quella santa pratica. Dopo compieta la Madonna apparve loro ancora, accompagnata da un gran numero di vergini, fece rivestire le tre sorelle con abiti bianchi, dopo di che esse si avviarono verso la celeste patria mentre gli angeli cantavano: "Venite, spose di Cristo, ricevete le corone che vi sono preparate nell'eternità"» (J. A. Coppestein, Beati F. Alani redivivi tractatus mirabilis, c. 70).

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

 

Recitare con frutto il S. Rosario n. 12

IdM-Buona giornata!

 
-Le preghiere che compongono il S. Rosario-
 
L'Ave Maria (terza parte)

Quando noi rescitiamo il Rosario offriamo la nostra persona e il nostro essere alla Madre del Signore. Sappiamo che offrirci a Lei è un grande atto di amore e Lei stessa si prenderà cura di ognuno di noi rendendoci simili al Suo figlio Gesù! Ma recitare il Rosario stesso è già un gesto di una meravigliosa offerta delle nostre preghiere, del dialogo di amore. Sta scritto: «Date e vi sarà dato» (Lc 6,38). Prendiamo il paragone del beato Alano che così spiega, con un esempio, il senso delle nostre preghiere che offriamo alla Madre Celeste: «Se io ti dessi ogni giorno centocinquanta diamanti, quand'anche tu fossi un mio nemico non mi perdoneresti? e come amico non mi faresti ogni favore possibile? Se vuoi arricchirti dei beni della grazia e della gloria, saluta la Vergine santa, onora la tua tenera Madre». Chi riverisce la Madre è come chi accumula tesori (Sir 3,5).

S. Luigi ci sottolinea l'importanza della recita dell'Ave Maria: "Presentale ogni giorno almeno cinquanta Ave Maria; ciascuna contiene quindici pietre preziose, a lei più gradite di tutte le ricchezze della terra. Che cosa non potrai allora aspettarti dalla sua liberalità? Ella è nostra madre, nostra amica; è l'imperatrice dell'universo e ci ama più di quanto tutte insieme le madri e le regine abbiano mai amato un uomo mortale, poiché — dice sant'Agostino — la carità della Vergine SS. sorpassa tutto l'amore naturale di tutti gli uomini e di tutti gli angeli".

Il beato Alano così si rivolge alla Vergine: «Colui che ti ama, o divina Maria, ascolti e si rallegri. Il cielo è nell'esultanza, la terra nell'ammirazione ogni volta che dico: Ave Maria. Ho in orrore il mondo, l'amore di Dio regna nel mio cuore quando dico: Ave Maria. I miei timori svaniscono, le mie passioni si spengono quando dico: Ave Maria. Cresco nella devozione, provo dolore per i miei peccati quando dico: Ave Maria. Si conferma la mia speranza, la mia consolazione aumenta quando dico: Ave Maria. Si allieta il mio spirito, scompare la mia tristezza quando dico: Ave Maria. È tanto grande la dolcezza di questo amabile saluto che non esistono parole per spiegarlo. E dopo averne detto meraviglie, esso rimane ancora così nascosto e così profondo che non si può scoprirlo. È breve nelle parole ma grande nei misteri. È più dolce del miele, più prezioso dell'oro. Bisogna averlo di continuo nel cuore per meditarlo, in bocca per dirlo e ripeterlo devotamente».

"Lo stesso beato Alano riferisce, ci spiega S. Luigi, che una religiosa devotissima del Rosario apparve dopo morte a una consorella e le disse: «Se potessi tornare in vita per dire una sola Ave Maria, anche senza molto fervore, soffrirei volentieri di nuovo tutti i violenti dolori sofferti prima di morire, pur di avere il merito di questa preghiera». Si noti che ella aveva sofferto atrocemente per anni e anni.

Michel de Lisle, vescovo di Salubre, discepolo e collega del beato Alano della Rupe nel ripristinare la pratica del santo Rosario, afferma che il Saluto angelico devotamente recitato in onore della Vergine santa è il rimedio a tutti i mali che ci affliggono".

Iniziamo a conoscere la bellezza dell'Ave Maria attraverso una breve spiegazione fatta da S. Luigi:

Ti trovi nell'infelice condizione di chi è in peccato? Invoca la divina Maria. Dille «Ave», che vuol dire: io ti saluto con profondissimo rispetto, o tu che sei senza peccato e senza disgrazia. Ella ti libererà dalla disgrazia dei tuoi peccati.

Sei nelle tenebre dell'ignoranza o dell'errore? Rivolgiti a Maria e dille «Ave Maria», che vuol dire: illuminata dai raggi del sole di giustizia. Ella ti farà partecipe del suo splendore.

Hai smarrito la via del cielo? Ricorri a Maria che vuol dire: Stella del mare, stella polare, guida della nostra navigazione in questo mondo. Ella ti condurrà al porto dell'eterna salvezza.

Sei nell'afflizione? Ricorri a Maria che vuol dire: mare amaro, colmo di amarezza quand'era in questo mondo e che attualmente, in cielo, è diventato mare di pura dolcezza. Ella convertirà la tua tristezza in gioia e le tue afflizioni in consolazioni.

Hai perduto la grazia? Onora l'abbondanza delle grazie di cui Dio colmò la Vergine santa e di' a Maria: «Piena di grazia» e di tutti i doni dello Spirito Santo. Ed Ella te ne farà parte.

Ti senti solo, come abbandonato da Dio? Rivolgiti a Maria e dille: «Il Signore è con te» più degnamente e più intimamente che nei giusti e nei santi, poiché tu sei una cosa sola con Lui. Egli infatti è tuo Figlio, la sua carne è la tua carne. E poiché gli sei Madre, tu sei con il Signore per una perfetta rassomiglianza ed un reciproco amore. Dille ancora: la SS. Trinità è tutta con te, essendone tu il tempio prezioso. Ella ti rimetterà sotto la protezione e la custodia del Signore.

Sei forse diventato l'oggetto della maledizione divina? Di' a Maria: «Benedetta sei tu più di tutte le donne» e da tutte le nazioni a causa della tua purezza e fecondità: grazie a te la maledizione divina fu cambiata in benedizione. Ed Ella ti benedirà.

Hai fame del pane della grazia, del pane della vita? Avvicinati a lei che portò il pane vivo disceso dal cielo; e dille: «Benedetto il frutto del tuo seno», che tu concepisti restando vergine, portasti senza fatica e desti alla luce senza alcun dolore. Benedetto «Gesù» che riscattò il mondo schiavo, guarì il mondo malato, risuscitò l'uomo morto, ricondusse in patria l'uomo esiliato, giustificò l'uomo colpevole, salvò l'uomo perduto. Senza dubbio l'anima tua sarà saziata del pane della grazia in questa vita e della gloria eterna nell'altra. Amen.

Concludi la tua preghiera con la Chiesa dicendo: «Santa Maria», santa nel corpo e nell'anima, santa per la tua singolare ed eterna dedizione al servizio di Dio, santa perché Madre di Dio che ti dotò di una santità eminente quale conviene a tale infinita dignità.

«Madre di Dio», che sei anche Madre nostra, nostra Avvocata e Mediatrice, la Tesoriera e Dispensatrice delle grazie di Dio, procuraci prontamente il perdono dei nostri peccati e la riconciliazione con la divina Maestà.

«Prega per noi, peccatori», tu che hai tanta compassione per i miseri, tu che non disprezzi né respingi i peccatori, senza dei quali non saresti la Madre del Salvatore. «Prega per noi adesso», durante il tempo di questa breve vita, fragile e miserabile. Adesso, perché di sicuro abbiamo solo il momento presente. Adesso, perché giorno e notte siamo attorniati e assaliti da nemici potenti e crudeli.

«E nell'ora della nostra morte», così terribile e pericolosa, quando le nostre forze saranno esaurite, il nostro spirito e il corpo saranno affranti dal dolore e dal timore. Nell'ora della nostra morte, quando Satana raddoppierà gli sforzi al fine di rovinarci per sempre; l'ora in cui si deciderà la nostra sorte per tutta l'eternità, felice o infelice. Oh, vieni allora in aiuto ai tuoi poveri figli, Madre compassionevole, avvocata e rifugio dei peccatori. Allontana da noi, in quell'ora, i demoni nostri accusatori e nostri nemici, il cui aspetto terribile ci incuterà spavento; vieni ad illuminarci nelle tenebre della morte. Guidaci e accompagnaci al tribunale del nostro Giudice che è anche tuo Figlio, e intercedi per noi affinché ci perdoni e ci accolga fra i suoi eletti nel soggiorno della gloria eterna. «Amen». Così sia.

Chi non ammirerà l'eccellenza del Rosario composto di queste due parti: l'Orazione domenicale e il Saluto angelico? Esiste, forse, preghiera più gradita a Dio e alla Vergine santa? più facile, più soave, più salutare per gli uomini? Teniamo continuamente nel cuore e sulle labbra queste preghiere per onorare la SS. Trinità, Gesù Cristo nostro Salvatore e la sua santissima Madre.

Al termine di ogni decina è bene aggiungere il Gloria al Padre: «Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen».

Quanti doni spirituali ci donerebbe una sola Ave Maria recitata con questa devozione e amore! La recita del Rosario acquista un grande valore se il nostro cuore è pronto a offrire 50, 100, 150, 200 di questa Ave Maria! Allora davvero il Rosario diventa la preghiera di amore tanto desiderato dalla nostra Madre Celeste.

Abbiamo concluso con questa puntata la parte sull'orazione vocale del Rosario. Dalla prossima tratteremo la parte dell'orazione mentale, cioè la meditazione o contemplazione nel S. Rosario.

 

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

«Il Flammin e numerosi autori riferiscono che una donzella di distinta famiglia, di nome Alessandra, miracolosamente convertita e iscritta nella Confraternita del Rosario da san Domenico, apparve dopo la morte al santo e gli disse che era condannata a rimanere settecento anni in purgatorio per molti peccati che aveva commesso e fatto commettere a molti con le sue vanità mondane. E lo pregò di darle e farle dare sollievo dalle preghiere dei confratelli del Rosario, ciò che egli fece.

Quindici giorni dopo ella apparve a San Domenico più splendente di un sole, essendo stata liberata così prontamente per le preghiere che i confratelli del Rosario avevano fatto per lei. Avvertì anche il santo che veniva da parte delle anime del purgatorio, per esortarlo a continuare a predicare il Rosario e fare in modo che i loro parenti facessero loro parte dei loro Rosari, ciò di cui li avrebbero ricompensati abbondantemente quando fossero giunte in paradiso» (Cavanac, Merveilles du S. Rosaire, c. 8).

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

 

__._,_.___

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 IMPORTANTE CONCLUSIONE DA "ECCO TUA MADRE"

DI PADRE JOZO

Cari figli, pregate insieme, pregate il Rosario ogni giorno 

Lun 20 Ott 2014 7:55 pm . Inviato da:  "Emanuela" embo_ct

 informazioni_da_medjugorje-owner@yahoogroups.com


Cari figli, pregate insieme, pregate il Rosario ogni giorno 
Porta il dono a quelli che ami
Se vuoi trasmettere a quelli che ami, alla tua famiglia, una grazia che crescerà in loro trasmettigli il dono della preghiera. Al giorno d'oggi mancano maestri della preghiera, mancano scuole di preghiera e si ha la decadenza dell'amore. Mancano educatori, maestri del bene, mancano sacerdoti santi e mancano, nel mondo, la conoscenza di Dio, l'amore, i valori divini. Per questo, è importante rinnovare la preghiera all'interno della famiglia. Se vuoi diventare maestro della preghiera, tu devi iniziare a vivere la preghiera nella tua famiglia, trasmetterla con entusiasmo a quelli che ami e aiutare a sviluppare questo dono pregando con loro.
Il dono della preghiera trasforma la nostra vita.
Un gruppo di vescovi americani è rimasto a Medjugorje una settimana. Dopo che ho distribuito i Rosari benedetti, uno di loro ha esclamato pieno di stupore: "Padre, il mio Rosario ha cambiato colore!". 
Sono molte le persone che in questi anni mi hanno detto la stessa cosa. Io ho sempre risposto: "Se il tuo Rosario ha cambiato colore non lo so, posso soltanto assicurarti che il Rosario cambia l'uomo che lo prega". 
La piccola chiesa familiare che non prega non può generare esseri vivi. 
La tua famiglia deve restare viva per dare alla luce esseri vivi alla Chiesa. 
Nel campo della pedagogia sono state fatte ricerche interessanti. Due anni fa, scienziati di paesi diversi hanno reso noto una ricerca fatta su dei bambini, seguendoli dalla nascita fino alla maturità. Hanno concluso che ogni persona riceve più di tremilacinquecento doni diversi. 
Hanno anche verificato che la maggior parte di questi doni si attivano e sviluppano all'interno della famiglia. 
Quando i genitori vivono normalmente una relazione d'amore, non si preoccupano quando e come si svilupperà la capacità di amare nel proprio figlio perché entrambi creano il clima adatto che genera l'amore nel cuore del figlio. 
Se il padre e la madre pregano in famiglia, non sanno quando si svilupperà nel loro figlio la capacità di pregare ma possono essere sicuri che il loro figlio ha ricevuto, attraverso di essi, questo dono. 
I doni sono come i semi, hanno una potenzialità intrinseca. Si seminano e si curano perché possano crescere e dare frutto. Sono tante le lingue che si parlano sulla terra e ad ognuna si dà il nome di "lingua madre". Ognuno di noi ha la sua lingua madre, quella che si apprende in famiglia. La lingua madre della Chiesa è la preghiera: la insegna la madre, la insegna il padre, la insegnano i fratelli. Cristo, nostro fratello maggiore, ci ha insegnato come dobbiamo pregare. La Madre del Signore, e nostra Madre, ci insegna come pregare. 
La piccola chiesa che è la famiglia, inaspettatamente, nella maggior parte dell'Europa, ha dimenticato la preghiera. 
La nostra generazione già non sa più pregare. E questo ha coinciso con l'entrata della televisione nella case. 
La famiglia non cerca più il suo Dio, i genitori non conversano più, ognuno, compresi i figli, rivolge tutta la sua attenzione ai programmi da seguire. 
Negli ultimi trenta anni, è cresciuta una generazione che non conosce cosa significa pregare, che non ha mai pregato insieme in famiglia. 
Ho conosciuto tantissime famiglie che, non pregando, sono arrivate alla disgregazione definitiva. 
La famiglia è importante, più della scuola. Se la famiglia non trasmette al figlio e non lo aiuta a sviluppare in sé i doni, nessuno lo potrà fare al suo posto. Nessuno! 
Bene, non esiste sulla terra un sacerdote o religioso che possa sostituire il padre. 
Non c'è maestra né religiosa che possa sostituire la madre. La persona ha bisogno della famiglia. 
L'amore non si impara in una classe. La fede non si apprende dai libri. Capite? Se si perde la fede nella famiglia, il figlio non la riceve, dovrà cercarla e avrà bisogno di grandi segni per trovarla, come S. Paolo. E' normale che la famiglia sviluppi i doni, come è normale che la terra produca i suoi frutti ed i nuovi semi che alimenteranno altre generazioni. Niente può sostituire la famiglia. 
Come riparare le fondamenta di questa istituzione divina che è la famiglia cristiana? Ecco il contenuto dei Messaggi della Beata Vergine! Ecco ciò che insegna alla nostra generazione la Regina della Pace che ci fa visita a Medjugorje. 
La Madonna desidera rinnovare il mondo, salvare il mondo. 
Spesso, ha detto piangendo: "Cari figli, pregate insieme.. .pregate il Rosario ogni giorno". 
Sono tantissimi i posti dove oggi si prega insieme il Rosario. 
Mentre ero in aereo, ho letto sul giornale un articolo sulla guerra. I musulmani, vedendo una giovane pregare il Rosario, le hanno tagliato una mano. Il Rosario è rimasto nella mano tagliata della ragazza, così come le è rimasta nel cuore la fede. All'ospedale, lei ha detto: Offro il mio dolore per la pace. 
Se desideriamo rinnovare le nostre famiglie, dobbiamo sviluppare nuovamente il dono della preghiera, iniziare a pregare. Per questo ci sono i gruppi di preghiera: per sviluppare il dono e poi introdurlo nella famiglia, portarlo a quelli che amiamo di più. Se una famiglia prega, diventa sempre più unita e può trasmettere il dono agli altri. 

Padre Jozo Zovko 

tratto da "Ecco tua Madre